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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    25/07/2003

    Filed under: — JE6 @ 08:25

    Ci sto col cuore, ci sto perchè so, perchè lo conosco
    Scusatemi se parlo ancora di me, e di ciò che ho scritto. Vi consiglio di fare un salto sul BA, e lì troverete molti altri argomenti, di sicuro meno tediosi.
    Quando si scrive di getto, si ha tutto chiaro in testa. Si ha l’impressione che non ci possano essere fraintendimenti, seconde o terze letture.
    Non è così, ovvio.
    E allora, provo a spiegare. Lo farò anche usando alcune frasi che ho scritto in messaggi privati: spero che nessuno si offenda, per questo.
    Non ho scritto “Di bombe, spari, paure e ricordi” pensando a Carlo Giuliani. La sua foto, vista sul blog di Leonardo, mi ha solo fatto scattare la molla. Il post l’ho scritto pensando a mio padre, l’ho scritto per mio padre. Lui non lo sa, io non glielo dirò, ma questo non importa poi molto.
    Ecco, vorrei che questo fosse chiaro, non era un post “politico”. Era un post “sentimentale”: Shangri-La lo ha riassunto con undici parole: “Ci sto col cuore, ci sto perché so, perché lo conosco”. Astolfo, che ieri ha commentato con ampiezza di argomentazioni, non è d’accordo su questo punto, ma io non so cosa farci. E’ la pura verità.
    Ma datemi il permesso di continuare. Se vi va di perdere altri cinque minuti, chiaro; altrimenti, ricordatevi del BA e di tutti gli altri post che vi aspettano.
    Astolfo scrive, nei commenti al post: “Non riesco a isolare le forze dell’ordine dal sistema che le produce (…) Vorrei forse che la vecchietta si rendesse conto che i carabinieri comunque prima di difendere lei difendono altri interessi”.
    Posso? Una persona che scrive queste cose, non sa bene di cosa parla. O, almeno, a me dà questa impressione. E se è sbagliata me ne scuso, perchè tutto voglio fare tranne il maestrino su questioni di questo genere.
    Astolfo, scusa la durezza, che in questo caso è “politica”, e non “personale”.
    Vorrei che tu avessi il coraggio di dire quelle parole in faccia al cugino di mia madre, quello saltato su una bomba mentre evacuava una piazza di Brescia perchè aveva intuito il pericolo. Vorrei che tu avessi il coraggio di dirle in faccia ai padri di altre persone che mi hanno scritto, gente che si è trovata le minacce di morte sui muri di casa. Vorrei che tu avessi il coraggio di dirle in faccia ai carabinieri ed ai poliziotti che muoiono cercando di fermare un rapinatore che fugge da una gioielleria, o una banda di rapitori che nasconde un ostaggio in una buca piccola e fetida. Vorrei che tu avessi il coraggio di dirle agli uomini in divisa che pattugliavano Seveso, vestiti solo di una tuta che faceva ridere persino me, che ero un bambino di neanche dieci anni, per impedire alla gente di andare ad impestarsi nella diossina peggio di quanto già avessero fatto grazie all’Icmesa.
    Per te, carabinieri, poliziotti, finanzieri, guardie carcerarie, fors’anche i forestali ed i vigili urbani non sono altro che la mano armata del Potere, i difensori degli “altri interessi”.
    Non chiudo gli occhi di fronte alla realtà, Astolfo. Conosco la storia del “Piano Solo”, di Gladio, dei carabinieri che vendono sottobanco verbali di interrogatori, dei pazzi e degli esaltati, di quelli che si sentono grandi perchè gli viene data una Beretta, dei fascistoidi.
    Per dirla alla Pasolini, io so. So della Diaz, so dei pestaggi, so dello schifo dei rastrellamenti. Sono le cose che fanno venire le lacrime agli occhi a mio padre, perchè lui sente sulla sua pelle di settantreenne carabiniere in pensione la vergogna di azioni fatte da persone che vestivano quella divisa che per lui è una specie di seconda pelle.
    Vorrei che tu potessi vederlo in faccia mio padre, un normalissimo appuntato in pensione, uno che nel ’51 era a Gorizia e vedeva con il binocolo i cannoni di Tito puntati verso l’Italia, un uomo che ha quel poco di istruzione che si poteva avere nella Sardegna rurale degli anni Trenta, un uomo che – però – ha dignità ed onestà da vendere, cazzo, vorrei che tu potessi vedere la sua faccia quando legge queste storie.
    Vorrei che tu potessi avvertire il suo dispiacere profondo, perchè le persone oneste si dispiacciono delle porcherie del mondo, da chiunque esse vengano commesse.
    Da quello che scrivi, Astolfo, tu non sai cosa significa essere figli di un militare. Tuo padre lavorava in Ansaldo (poco da invidiare, immagino, posso capirlo).
    Le divise non piacciono, perchè incutono timore, perchè rappresentano l’autorità costituita, perchè sono vestite – talvolta – da persone non all’altezza del ruolo che rivestono. Ed io, da comunissimo cittadino, provo proprio questi sentimenti. Ho fatto il militare, come milioni di altri ragazzi italiani, ed ho nostalgia delle persone, ma non certo della caserma; non sono un militarista, non amo le armi, non amo la guerra, non sono un forcaiolo od un giustizialista tout court.
    Ma io, di gente che ha indossato la divisa, ne ho conosciuta tanta. Ci sono i buoni ed i cattivi, scusate l’ovvietà. I buoni, gli onesti, i non violenti, quelli (apri le orecchie, Astolfo, ascolta bene) disposti a farsi ammazzare per proteggere le vecchiette, per proteggere tutti gli Squonk e gli Astolfi di questo paese, beh, erano e sono la grande, grandissima maggioranza. Davvero, mi dispiace che tu – e tutti quelli come te, tutti quelli che scrivono questa povera retorica da quattro soldi – non possa o non voglia toccarlo con mano.
    Ci sto col cuore, ci sto perchè so, perchè lo conosco.

    26 Responses to “”

    1. floria1405 Says:

      Complimenti, Squonk. Sia per queste tue bellissime parole, sia per i 60 mila superati…bacio

    2. Squonk Says:

      E’ cosi’. Ci sono persone che non vedono al di la’ del proprio naso, che sanno ragionare solo per etichette, luoghi comuni, generalizzazioni. E’ confortante, probabilmente, e’ comodo e tranquillizzante evitare di prendere atto che dietro ad una divisa c’è un uomo oppure che dietro ad una militanza politica c’e’ una persona, che ci sono vite, rapporti, parole, verita’, e non solo slogan e schieramenti. Meravigliosa, davvero, questa realta’ in bianco e nero, di buoni-cattivi, di “liberi liberi” (ma da cosa, poi?) in lotta sempre e comunque contro gli abusi del potere. Citi Pasolini, nel post, lo stesso Pasolini che scrisse a suo tempo “Il PCI ai giovani”. Forese qualcuno, a parte tutto, dovrebbe rileggerselo.

    3. utente anonimo Says:

      Flo, grazie. Ho scritto di militari, per motivi di coerenza tra post, ma pensavo anche alla persona di cui mi hai scritto. E, sebbene diverso il ruolo, non cambierei una riga.

    4. riccionascosto Says:

      Mio nonno era in polizia e non ne ho mai avuto paura. Mi spaventano, piuttosto, quelli che diffidano a priori delle divise invece che delle persone. M’indigna la retorica. Grazie, Squonk. (Gaia)

    5. floria1405 Says:

      Un mio nonno era uno scaricatore di porto. L’altro, invece, lavorava nelle ambasciate. Non per questo il secondo era migliore del primo. Nella mia famiglia ci sono poliziotti, ci sono stati carabinieri, ci sono guardie di finanza. E quindi sono con te col cuore, ma conoscendo loro, direi che nel caso specifico forse non avrebbero sparato. Ma trovo comunque che le generalizzazioni siano sempre deleterie.
      In ogni caso, anche il senso del primo intervento era chiarissimo, e questo post non è affatto tedioso.

      infine, se permette l’OT, mi associo a Mitì negli auguri per i 60.000

    6. Shangri-La Says:

      Ho scritto di te nel mio ultimo post (non un post politico, ma un post che parla di letteratura, figurati), perche’ credo che la tua storia, la storia di tuo padre e degli altri come lui, sia una di quelle vicende che nella retorica imperante non trovano spazio per essere raccontate dai professionisti della scrittura, troppo impegnati nelle loro astruserie. Se il blog serve a qualcosa, serve appunto a questo (scopro l’acqua calda, lo so): a dare spazio a voci, le nostre, che altrimenti finirebbero soffocate nel chiacchiericcio dominante
      p.s. Anche se sono sarda DOC solo per un quarto, posso aderire a Fortza Paris?

    7. jorma Says:

      Nella gelida Gorizia, tra il freddo e la paura, un giovane carabiniere, Laika, il suo pastore tedesco e un bicchiere di rhum in due, per scaldarsi. Un abbraccio, S-L.

    8. astolfo Says:

      Sir Squonk io la ringrazio ancora perche’ io inizialmente non l’avevo capita in pieno, lei mi ha dato modo di capirla e mi ha mostrato un mondo a me sconosciuto, un mondo che merita molto rispetto. Sono post difficili e sono contento che lei abbia voglia di proporceli e ancora piu’ contento si essere una sua “ricompensa”.

    9. Effe Says:

      Caro Squonk, è la terza versione di questo commento che scrivo. Gli altri li ho cestinati perché troppo politici. Volevo solo dirti che il coraggio delle mie idee ce l’ho. Che non sono idee assolute, ma comunque mi portano a non condividere chi sceglie di fare il carabiniere. Che non per questo se incontrassi tuo cugino mi verrebbero fuori delle affermazioni offensive o cose di cui potrei vergognarmi: il fatto è che lo pensi tu, ma dove sta scritto che non ci si possa confrontare civilmente? Quello che lui ha fatto, l’ha fatto per il bene. E in realtà c’entra anche poco col suo essere carabiniere o poliziotto in senso stretto. Io cerco di lavorare per costruire una politica che non abbia bisogno di apparati repressivi. Non lo farò certo con le parole. Sono cose che si possono dimostrare solo con i fatti, altrimenti non hanno molto valore. Col mio commento volevo solo sottolineare che gli interventi personali e sentimentali hanno anche una valenza politica, se riferiti a episodi pubblici. Mi sembra che questo lo riconosci anche tu. Con gratitudine per questa occasione di confronto, Astolfo

    10. emanuelazini Says:

      E comunque, dar da bere del rhum ad un pastore tedesco è una carognata.

    11. O-nami Says:

      Caro Squonk, mi sono venute le lacrime agli occhi. Complimenti per le splendide parole e per aver superato quota 60.000…

    12. Squonk Says:

      Grazie Squonk. Da uomo e da Carabiniere.
      Ad astolfo vorrei dire che comprendo bene quello che dice: io mi sono congedato. Ho conosciuto e conosco dei Cavalieri nell’Arma, nel senso più bello del termine; ma questi Cavalieri non vengono più lasciati agire. O meglio, li comandano in maniera errata, ci si preoccupa più di fare bella figura con il politico (quindi con il Sistema) che dei propri uomini. Io non mi vergono a dire che ho pianto quando ho scelto di andarmene. E’ stata una scelta durissima, e ancora oggi quando vedo una Gazzella mi viene nostalgia. Però, come il padre di Squonk, spesso mi indigno per le azioni di CERTI sedicenti Carabinieri. Dico “sedicenti”, perché portare gli Alamari ha a che fare con l’Onore e l’idea del Servizio alla Collettività, e certa gente che va in giro con la banda rossa sui calzoni l’Onore non ha mai saputo cosa fosse e non lo saprà mai. Essi sono un insulto a chi è morto e a chi muore con quella Divisa addosso.
      Mi sono congedato perché a fare quel lavoro oggi, si ha come risultato di sentire la gente che ti odia perché vede fuori i delinquenti che tu hai portato dentro due giorni prima; perché ormai non ti fanno più fare il CC.
      Io non potevo vedere stupratori di 15enni fuori dopo due mesi, che ti prendevano per il culo quando li rincontravi in strada, e nessuno che diceva niente, e tu che non potevi rispondere o far nulla… Sì, perché i primi a darti addosso sono quelli che tu sei preposto a difendere: gli Italiani.
      Io ho giurato di difendere questo Paese, e per me il giuramento ha ancora un valore: mi sarei fatto ammazzare per questo, sarei finito in galera, all’ospedale… Non mi importava. Ma quando vedi che non ti permettono di svolgere la tua missione, allora forse quel giuramento non ha più alcun significato.
      “Usi a obbedir tacendo, e tacendo morir”, si diceva… Non più. Non per niente e per nessuno.
      Ma non date addosso a chi ha avuto il Coraggio o la necessità di continuare a indossare la divisa. Chi lo fa ancora con Onore e Dedizione è e rimarrà sempre un mio Fratello.
      Scusate lo sfogo e la lunghezza del commento.

    13. astolfo Says:

      Astolfo, non dubito che tu abbia il coraggio delle tue idee. Infatti, le hai espresse, con proprietà di linguaggio, argomentazioni e civiltà di toni. Credimi, di questi tempi è grasso che cola, come si dice qui a Milano. Permettimi di avere dei dubbi sul fatto che, di fronte a certe persone, tu saresti capace di esprimerle come hai fatto nei commenti ai due post. Ho questi dubbi perchè mi metto nei tuoi panni, perchè io per primo farei fatica a sostenere delle posizioni che vengono messe in crisi solo e semplicemente dagli occhi delle persone che ti stanno davanti. Ora, io non posso convincerti della bontà delle mie idee: ma faccio un altro tentativo. Rileggo ciò che scrivi. Sei sicuro che ciò che ha fatto il cugino di mia madre non abbia legami con la sua divisa? Nessun’altra persona in quella piazza ha compiuto la stessa azione. Lui lo ha fatto per il bene, e perchè era il suo dovere. Pensaci. E se ci pensi bene, ti rendi conto di quanta trita retorica impregni l’espressione “apparati repressivi”. Ripeto, non ti posso convincere del fatto che, nelle azioni quotidiane di migliaia di persone in divisa non c’è nulla di repressivo, bensì c’è la resa di un servizio a quella comunità di cui noi facciamo parte. Solo, mi dispiace che ti sfugga. Continuerai a vedere i carabinieri come repressori, e quindi come nemici. Io so che sbagli. Con gratitudine anche per te.

    14. O-nami Says:

      Lo so che parlare di coraggio delle idee su un blog dove ci si conosce attraverso il nick può sembrare ridicolo. Non intendevo dimostrare nulla e forse sono anche uscito di tema. Apparati repressivi è un termine burocratico, non ideologico, lo usano anche i ministri. Il fatto è che un militare può anche svolgere compiti diversi da quelli repressivi, ma la sua ragion d’essere è quella.
      Questo, di nuovo, non dimostra nulla. Mi rendo conto che a questo punto la divisione di idee fra me e te passa attraverso un diverso modo di vedere le persone e l’etica e che quindi diventa difficile parlarne su un blog o parlarne tout-court. La differenza, la sento ancora più forte rispetto al commento di O-nami.
      “La tragedia del mondo è che tutti hanno ragione” (Jean Renoir)

    15. astolfo Says:

      Secondo me hai torto solo su una cosa:
      di qualunque argomento, nonostante la differenza di vedute, non è difficile parlarne. Io ho compreso il tuo punto di vista, e questo mi aiuta comunque a pormi delle domande. E anche se le risposte alla fine riguardano inevitabilmente solo me e la mia concezione del mondo, un confronto di opinioni simile non può che farmi crescere. E il fine è proprio questo, non è convincere te o chiunque altro che le cose stanno come dico io.
      E di questo non posso che ringraziarti. Spero comunque di averti trasmesso qualcosa anch’io.

    16. jorma Says:

      Uff. A questo punto sento il bisogno di un intervento di Effe per smorzare un po’ la tensione. O almeno di una tisana della Nonna.

    17. astolfo Says:

      Ecco, tisana ghiacciata per tutti. Ve la siete meritata.

    18. O-nami Says:

      la tisana! eccomi, eccomi!

    19. Squonk Says:

      “Ei come la scorse da lontano, in mezzo a’ seminati verdi, lasciò di zappare la vigna, e andò a staccare la scure dall’olmo. La Lupa lo vide venire, pallido e stralunato, colla scure che luccicava al sole, e non si arretrò di un sol passo, non chinò gli occhi, seguitò ad andargli incontro, con le mani piene di manipoli di papaveri rossi, e mangiandoselo con gli occhi neri. – Ah! malanno all’anima vostra! – balbettò Nanni”. Questo è il finale della Lupa, un racconto di Verga. Mi è tornato in mente pensando a piazza Alimonda. L’ho riportato perché nel mistero della vita e della morte, della passione e della viltà, non è possibile guardare dentro. Lo stesso Verga si interrompe sulla soglia. Eppure noi vorremmo aver filmato i pensieri di Placanica e Giuliani, per vedere proprio proprio chi aveva ragione. Uno fu sensato o vile? L’altro fu coraggioso o incosciente? Ognuno resta con le sue idee e anch’io lo faccio. Su certe cose, O-nami, credo che sia davvero difficile parlare. Squonk voleva parlare di suo padre, in fondo, e noi ci siamo messi a parlare del G8, perché era più facile. E il bello è che non è stato inutile. E chiudo qui, perché ho la gola secca a forza di scrivere. Scusate la lunga intrusione, mi bevo la tisana anche se non è più ghiacciata.

    20. gilgamesh Says:

      Ne rimane un po’, di quella tisana??

    21. Fleurs Says:

      Ce n’è per tutti, al Bar Squonk. Buon weekend, gente, e grazie di tutto.

    22. primularossa Says:

      Gran cosa, la Tisana della Nonna.
      Buon fine settimana anche da me.
      Gilgamesh

    23. giannitos Says:

      Concordo pienamente con le parole di O-nami. Ha ragione, perfettamente ragione.

    24. Shangri-La Says:

      è strano il mondo..seguo una scia intrigante..e mi ritrovo qui, a leggere cose crude, dolci, familiari e condivise..ad incontrare (e riconoscere) affini..
      saluti

    25. Anonymous Says:

      Solo ora ho letto il post “Di bombe etc…” e ti dico sinceramente, Squonk, che sono d’accordo con tutto quello che dici (anche in questo ultimo post).
      Ma più che d’accordo mi sento molto vicino a te: la stagione del terrorismo ha segnato la mia vita; quando le BR hanno rapito Aldo Moro (stava per nascere il mio primo figlio) ho cominciato a vedere le “forze dell’ordine” con occhi diversi … .
      Ma c’è una cosa che non capisco, in quello che dici: “io sarei stato con mio papà” perchè anche chi fa il suo dovere può sbagliare ed è giusto stargli vicino … o perchè ?
      gianni tosetti

    26. Anonymous Says:

      E comunque a Laika il rhum piaceva assai. Lo faceva sentire un cane meno repress(iv)o. 🙂

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