On The Blog – Quattordici: Sudore e foto d’epoca
Che tempi, Red. Dico davvero.
E-Radio fu il primo periodo di tranquillità che ebbi in sorte, dopo anni di montagne russe personali e professionali.
La stessa tragedia di Momo, nella sua oscena irragionevolezza, prese la forma di un fatto della vita, che accettai con la stessa consapevole serenità con cui i miei nonni subivano le carestie, le invasioni di cavallette dall’Africa e la malaria da curare con le punture di chinino: un frammento di un’esistenza che continuava a cercare un minimo di equilibrio tra saggezza e desiderio, nelle contaminazioni tra ciò che ero stato e ciò che mi trovavo ad essere.
La compagnia di persone che avevano, in media, dieci anni meno di me mi regalò energie che non credevo più di avere, se mai le avevo possedute; come canta Bob Dylan, ero molto più vecchio allora, sono molto più giovane adesso. Ti piace Dylan, Red? Occhio e croce, direi che non è il tuo tipo, ma non si può mai sapere.
Comunque, forse, non era una questione di età . Appoggiato alla consolle durante una pausa delle trasmissioni, ripensavo alle persone che avevo incontrato durante la “fuga”, e mi pareva di realizzare che la vera differenza (quella che, in altri tempi, avrei chiamato “plus” o “added value”) stava nella loro voglia di fare, di buttarsi, di provare, nel loro desiderio di essere, di tirarsi su, di farsi con le proprie mani e le proprie forze.
Forse era tutto molto più semplice e molto più difficile di quanto mi fossi immaginato. Non c’era bisogno di alcun manuale, di un “La vita, istruzioni per l’uso”; potevo figurarmeli tutti (Kurt, Antonella, Charito, Gaspar, Momo) come i ciclisti di cui mi raccontava mio nonno, Binda, Guerra, e soprattutto il suo eroe Costante Girardengo: sudore e foto d’epoca, il sole caldissimo delle estati piemontesi, un’etica che non c’è più. Girardengo, che aprì una fabbrichetta di bici per tirare a campare una volta finita la carriera in sella, Girardengo che fece lavorare gli ospiti del carcere di Alessandria, per dare loro un bagaglio tecnico al momento dell’uscita. Gente vera, insomma, personalità in apparenza confuse e che però hanno un modo tutto personale di distinguere il bene dal male, il brutto dal bello. Bella gente, niente di più e niente di meno.
September 23rd, 2003 at 10:18
Beh, sa, razza sabauda.
September 23rd, 2003 at 10:33
Ne ho il massimo rispetto, infatti. Ho persino dedicato un post e donato dei fondi personali alla capitale.
September 23rd, 2003 at 10:34
Il flying wallet…