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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    14/07/2006

    Campioni del mondo

    Filed under: — JE6 @ 10:50

    In questi due giorni passati in Germania, molte persone – conosciute o meno – mi hanno fatto i complimenti per la vittoria della nazionale di calcio. Tanti tedeschi (probabilmente per la gioia di non vedere i francesi alzare la coppa), ma anche belgi, olandesi, inglesi.
    Sembravano complimenti sinceri, appena venati da quel filo di invidia che in questi casi è tanto inevitabile quanto necessaria. I tedeschi mi parlavano dei festeggiamenti italiani nelle loro città, dei caroselli, delle bandiere, delle trombe; e lo facevano scuotendo solo un po’ la testa ma con aria abbastanza divertita, come per dire “questi pazzarielli di italiani, se non ci fossero bisognerebbe inventarli”.
    Ma nessuno mi è venuto a fare le pulci sulla sobrietà della festa, benchè le immagini del Circo Massimo, con annessi e connessi, abbiano fatto il giro del mondo. Nessuno è venuto a dirmi “beh, venticinque anni fa vi siete comportati meglio”. Perchè il fatto è che si comportano tutti allo stesso modo, ci comportiamo tutti allo stesso modo. Vi è capitato di vedere i giocatori di baseball che vincono le World Series, come si riducono? E come si riducono le città americane quando questo capita? Provate a chiedere agli abitanti di Chicago, giusto per farvi un’idea. E gli smutandamenti, le voci rauche, i cori osceni, le vie lastricate di birra e cocci di bottiglia, i presidenti innaffiati, gli occhi fuori dalle orbite: tutta roba nostra e solo nostra? No, lo sappiamo noi e lo sanno tutti coloro che vivono fuori dai nostri confini. Non voglio dire che tutto ciò che si è visto fosse uno spettacolo edificante; ma le forme di espressione di divertimento, gioia, eccitazione, esaltazione fanno parte dei cosiddetti “costumi”, che cambiano con il passare del tempo, in Italia come in Germania come in Francia come in qualsiasi altro paese. Nixon non si sarebbe mai mostrato in braghette e casco da mountain biker come Giorgino Bush, per dire. Si stava meglio quando si stava peggio? Non lo so, forse sì ma non ne sono completamente sicuro. Di certo so che articoli come quelli di Stefano Bartezzaghi suonano tanto come un “qui una volta era tutta campagna”, come l’ennesimo martellamento sugli zebedei di cui, almeno in certe occasioni, davvero non si sente la necessità.
    Wittgenstein

    8 Responses to “Campioni del mondo”

    1. miic Says:

      applaaaaausi. peggio dei festeggiamenti sbracati e beceri si sono solo quelli che si lamentano (ancora, dopo quasi una settimana) dei festeggiamenti sbracati e beceri

    2. lester Says:

      A qualcuno forse è sfuggito il dettaglio che in questi ventiquattro anni il mondiale l’hanno vinto anche in altri paesi; e no, non hanno festeggiato con cocktail party in cui era di rigore l’abito scuro.

      Poi, può piacere o non piacere; pure a me qualcosa non è piaciuto. Ma per le analisi sociologiche sul decadimento della civiltà occidentale (signora mia) magari si potrebbe magari attendere una più degna occasione.

    3. Luca Says:

      Considerazioni che suonano facili ed efficaci, e quindi implicano che chi sostiene che si sia sbracato oltre (oltre) la soglia dello sbracamento tolerabile sia un po’ cretino. Tesi a cui non obietto. Altrimenti, c’è un’altra possibilità: che le considerazioni siano sbagliate e che no: negli altri paesi del primo mondo moderno non è mai andata così, in questi anni, malgrado il pullman e il corteo lo abbiano inventato loro. Diciamo che se si è in grado di immaginare che tra l’abito scuro e le croci celtiche e i torsi nudi e i tiberitimperi eccetera ci possano essere delle vie di mezzo, i festeggiamenti di questo genere di solito – altrove, o in passato qui – in una scala dello stile da zero a dieci avrebbero ricevuto un due. Questo è stato da meno sei. Ma forse è solo un’impressione mia e di Bartezzaghi e di Gramellini e pochi altri snob capricciosi. Ciao, L.

    4. Squonk Says:

      Allora sarà bene provare a rispiegarsi. Io avverto nel ragionamento di Bartezzaghi (e quindi, se vuoi, anche tuo e di Gramellini e di pochi altri snob capricciosi) un surplus di critica che riguarda il nostro essere italiani. Una cosa del tipo “ci facciamo sempre riconoscere”. Ora, credimi, andando all’estero con una certa frequenza ti assicuro che provo altrettanto frequentemente sensazioni di imbarazzo derivanti dal confronto tra ciò che vedo e tocco con mano in Germania-Olanda-USA-[nome di paese occidentale a tua scelta] e l’omologo italiano. Ma, nel caso specifico, trovo questo surplus largamente infondato, quasi come se fosse il frutto di un riflesso condizionato. Ora, potrai obiettare: se a Boston o a Chicago mettono in ginocchio la città per la vittoria della locale squadra di baseball, o non provano vergogna nel far sfilare Dennis Rodman (Dennis Rodman, eh? Mica Jordan) abbigliato come una drag queen, questo giustifica Del Piero che si toglie giacca e camicia e arringa seminudo la folla? No, forse no. Ma trovo che questa non sia una di quelle questioni nelle quali si deve dimostrare di essere più bravi o più stilish degli altri; abbiamo fatto due giorni di baccanale, tutto lì, e nemmeno di quelli più trucidi. Ma magari non volevate dire tutto questo, io vi ho equivocato e allora I’m so sorry.

    5. farfintadiesseresani Says:

      Mahatma, sappia che la bacerei.

    6. AdRiX Says:

      Certo che però siamo beceri ben snob, ne convenga.

      Noi umani.

    7. ilaLuna84 Says:

      Onestamente non so come siano stati i festeggiamenti, nell’82: non ero nemmeno nei piani dei miei genitori, a quel tempo.

      Quelli di quest’anno, però, mi sono sembrati gioiosi e non eccessivi. In generale, almeno. Poi, è ovvio: qualche eccezione c’è sempre. Qualche incidente ci scappa.

      Ma credo non sia il caso di lamentarsi troppo.

    8. b.georg Says:

      io trovo divertenti i festeggiamenti (l’allegria sincera non si pone problemi di stile, solo l’artefatto ha bisogno di essere artefatto bene).
      certo, mi ha dato fastidio qualche caso di rigurgito razziale (uno che gioiva della bianchitudine dei nostri…). Ma in tal caso basta organizzarsi: si fa una ronda, lo si cionca ed ecco che si ha un motivo di più per festeggiare.

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