La rivoluzione assopita
A me hanno sempre fatto credere che la politica è l’arte del compromesso. Il significato del termine è chiaro (accomodamento fra opposte esigenze di parti in contrasto che comporta rinunce d’ambo le parti – De Mauro Paravia) e vago al tempo stesso, perchè il valore della rinuncia è del tutto relativo: ci sono problemi rispetto ai quali il signor Rossi riesce, appunto, a scendere a compromesso abbastanza agevolmente e sui quali il signor Bianchi proprio non ce la fa. Niente di male, naturalmente.
Però, i termini della questione cambiano se dell’esistenza del problema la cui risoluzione richiederà necessariamente un compromesso si è a conoscenza in largo anticipo. Cambia la valutazione che si fa del problema, e dei metodi per affrontarlo. Io mi chiedo se i quattro-più-uno di Rifondazione che ieri hanno votato contro il decreto sul rifinanziamento delle missioni militari all’estero, presentato dal governo sostenuto dalla maggioranza di cui da molti mesi sapevano che avrebbero fatto parte, non avrebbero fatto meglio a non candidarsi, proprio per evitare la triste scenetta di ieri. Ma si sa, se la rivoluzione non russa, probabilmente almeno si assopisce. Poi, arriva in Parlamento e si risveglia.
PS – Leggo adesso l’intervista a Paolo Cacciari, il -più-uno di cui sopra. Io, quando vedo qualcuno arrampicarsi sui vetri e – ovviamente – scivolare con stridore di unghie, non riesco a non provare imbarazzo.
Repubblica.it
July 20th, 2006 at 09:49
Avrebbero fatto meglio a non candidarsi.
July 20th, 2006 at 10:33
Si sono candidati ma potrebbero seguire il consiglio di A. Sofri:
… se davvero la coscienza personale osta insuperabilmente ad un voto sul rifinanziamento della missione in Afghanistan, si può lasciare il proprio seggio al prossimo della lista, e tornare nei luoghi in cui l’assolutezza morale è di casa …
(Adriano Sofri)
July 20th, 2006 at 10:42
Secondo me, il punto debole del ragionamento di Sofri è proprio questo. I duri-e-puri sapevano molti mesi fa che, se fossero stati eletti, avrebbero dovuto esprimersi su questo argomento; sapevano molti mesi fa che, se fossero stati eletti, la coalizione di cui avrebbero fatto parte avrebbe sostenuto in larga maggioranza una posizione radicalmente opposta rispetto alla loro; sapevano molti mesi fa che, se fossero stati eletti, avrebbero creato i problemi che hanno creato. E allora, dico io, la soluzione non è quella di cedere il posto, ma quella di non provare nemmeno ad occuparlo, quel posto.
July 20th, 2006 at 13:55
A logica fila. E per questo la maggioranza ha prodotto una buona sintesi di partenza delle posizioni concordate, che è racchiusa nel programma. Se ho capito bene però di Afghanistan non si parla… evidentemente non sono riusciti allora a mettersi d’accordo e hanno rinviato il problema, da cui quello a cui stiamo assistendo.
Ma a parte questo qualcuno mi sa spiegare in termini piani e comprensibili (o rimandarmi a un link), a me che non sono stradiano, non ho da pagare pegno a nessun elettorato, che a una crisi di governo ora non ci voglio neanche pensare, le ragioni della nostra presenza in quel paese? Qualcosa del tipo: costi, benefici, previsioni di risultato, prospettive generali.
Non sarebbe il modo più naturale di procedere e anche quello più pacato, laico, moderato, come piace dire di questi tempi?