La coppia passeggia cercando l’ombra del lunghissimo viale che taglia il paese in due. Lei finisce il gelato – limone e fragola – lui apre la bottiglietta di plastica e le versa un po’ di acqua sulle mani per aiutarla a pulirsi da un paio di gocce cadute per il gran caldo. Guardano le villette antiche e ben tenute, le voliere, il bosco. Si fermano sotto una delle due alte ciminiere in mattoni rossi e ridono notandone la pendenza della punta. Riprendono a camminare, tenendosi per mano. Entrano nel vecchio cimitero del paese, guardano le piccole lapidi di pietra e le date – hai visto, questi erano tutti bambini – riprendono la strada verso il parcheggio assolato dove hanno lasciato la macchina un’ora prima. Ridono, si fermano a guardare una coccinella. Costeggiano la pineta, la chiesa, il lavatoio. Ripartono. Lungo la strada lei socchiude gli occhi. Lui la guarda, abbassa la musica, legge una mail che gli arriva da molto lontano e sorride per un pensiero spontaneo e per questo prezioso. Quando mancano un paio di chilometri lei si risveglia. Quanto manca, papà?
[Crespi d’Adda, un pomeriggio di giugno]