Greetings from Zagreb – Savska Cesta
Sembra estate quando esco a mangiare qualcosa, il cielo azzurro senza una nuvola e un caldo feroce. Ho avuto freddo per tutta la mattina mentre attraversavo l’ultimo pezzo di notte italiana e la nebbia delle colline al confine tra Slovenia e Croazia, forse non sto bene, forse sono solo un po’ stanco, so solo che questo sole inaspettato ci voleva. Cammino lungo Savska Cesta, verso il centro, e penso che se mi avessero chiesto di immaginare una città della ex Jugoslavia avrei dato questa immagine, un po’ di medioevo prossimo venturo, le ragazze tutte altissime, i tram azzurri sferraglianti e stracolmi. Guardo una casa bassa alle spalle di un parcheggio sterrato, con mille panni stesi ad asciugare e un capofamiglia seduto dietro baffi enormi a guardare due bambini che corrono proprio come mi capitava di vedere nel campo nomadi di via Triboniano, un gommista che ha visto tempi migliori, centinaia di sedicenni appena usciti da scuola, uno più biondo dell’altro, uno più bello dell’altro – ma a quell’età non puoi non essere bello -, il palazzo di una banca italiana che avrebbe bisogno di una rinfrescata e i vetri lucenti come gli occhiali di uno sciatore della concessionaria Citroen. L’incrocio che porta all’autostrada per Ljubljana e Maribor funziona da spartiacque, da una parte il paese affaticato e sgangherato, dall’altra quello del terziario avanzato, e in mezzo passano, nei pochi secondi di un semaforo verde, biciclette e Mercedes.