38 special
Mi svegliavo presto, a quei tempi. La sveglia stava sul comodino, puntata alla solita ora da anni. La sera la preparavo, la mattina dopo aprivo gli occhi con un’ora e mezza di anticipo, e la spegnevo.
Anche quel giorno andò allo stesso modo. Occhi aperti, piedi nelle ciabatte, trasferimento sul divano, alla televisione una televendita, una che si strizzava le tette, due bombe in un paese mille miglia lontano, il traffico in aumento.
La barba, una colazione veloce e silenziosa per non svegliare il resto della famiglia, camicia e cravatta, e poi fuori.
Una giornata quasi come un’altra, un appuntamento fuori città, qualche telefonata, un paio di caffè acidi bevuti in bar senza storia.
Al pomeriggio, un funerale. E’ strano quando si va ai funerali di persone che non si conoscono. Si sta lì perchè si è amici del figlio della defunta, perchè si lavora nello stesso ufficio della figlia del morto, si ascoltano le canzoni, i ricordi della nostra amata sorella, si guardano gli abiti scuri e i fiori tristi sulla bara.
Uscimmo in silenzio, restammo sul sagrato della chiesa ancora un po’, ciondolando da una gamba all’altra. Andammo a berci una birra, troppo fredda e insapore come troppe birre in questa città, poi ci stringemmo le mani, ci demmo un paio di pacche sulle spalle, fissammo appuntamenti.
Arrivai a casa alla solita ora. Avevo tenuto il cellulare spento per quasi tutto il giorno, un po’ per necessità, un po’ per cattivo umore. Aprii la porta e dissi “ciao” ad una stanza vuota e buia mentre appoggiavo la borsa sul pavimento. La luce della cucina si accese di colpo, e dalla porta uscirono mia moglie e mia figlia. “Buon compleanno, papà”. “Buon compleanno, amore”. “Vieni papà, vieni con me, ti devo dare il tuo regalo”.
Presi per mano mia moglie, e seguii mia figlia fino alla sua camera. Un pacchettino, tutto per me.
Questo post è composto da un 50% di fiction e da un altro 50% di reality. Ma non importa; in effetti, è una giornata come tutte le altre, con le sue piccole cose speciali delle quali spesso non mi rendo conto. Il titolo del post, però, viene da un video visto su MTV, ben più di un decennio fa. Non ricordo il titolo, ma ricordo il nome della band.