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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    10/09/2004

    Law and order

    Filed under: — JE6 @ 10:26

    Tu diventasti capo del servizio d’ordine di Lotta Continua di Roma, un servizio ai limiti della legalità?
    No, no. Un servizio completamente dentro all’illegalità. Lotta Continua era tutta illegale, l’illegalità era la pratica diffusa.
    Spiegati meglio.
    Proteggere dei latitanti era illegale, scontrarsi con le forze dell’ordine era illegale, fabbricare delle bottiglie incendiarie era illegale.
    Quante molotov hai fatto?
    Eravamo una bella fabbrica in piena produzione.

    Hai fatto qualcosa che se ti avessero beccato ti avrebbe portato in galera?
    Come tutti.
    Non sto parlando di molotov.
    Come tutti, come tutti. Abbiamo condiviso il peggio di quel tempo(…).

    Un colpo di spugna su cose così pesanti? Ci sono stati dei morti.
    Da tutte le parti ci sono stati dei morti.
    Ma alcuni non volevano combattere: se ne stavano pacifici a vivere la loro vita.
    Anche le vittime delle stragi se ne stavano pacifici a vivere la loro vita. E quelli che li hanno ammazzati sono tranquilli al posto loro. Da una parte impunità e dall’altra punizioni?

    Dove le avevate rimediate le armi?
    E che domande? La mia risposta sarebbe da collaboratore di giustizia.
    Le avevate comprate? Le avevate rubate?
    Lotta Continua non comprava niente, non faceva acquisti.

    Tu lo sai chi ha ammazzato Calabresi?
    Preferisco non risponderti. Non mi sento libero di parlare di questo.
    C’è il pericolo di mandare qualcuno in galera?
    Anche: ne parleremo quando non avrà più rilevanza penale.
    Sapere chi ha ammazzato Calabresi è importante.
    Questo Stato lo ha già stabilito una volta per tutte. Chi è il mandante, chi l’esecutore. Lo Stato sta già a posto per Calabresi, come per Moro, ma quello che si vuole sapere, ed è una curiosità sana, è qualcosa di più sulle motivazioni, su quello cui la verità giudiziaria non può attingere: la verità storica, una verità che racconti le ragioni dei vinti.

    Sono di sinistra e credo che continuerò ad esserlo, almeno nel breve periodo.
    Ma mi prendo la libertà di dire che di gente come Erri De Luca non se ne può davvero più, che di questa omertà che non sa e non vuole rinunciare ai palcoscenici non se ne può davvero più, che di questo dire e non dire non se ne può davvero più, che di questo guardare con nostalgico orgoglio o orgogliosa nostalgia ai bei tempi della costruzione delle molotov e delle rapine per l’autofinanziamento non se ne può davvero più.
    Mi prendo la libertà di dire che tra i rossi e i neri non c’è alcuna differenza perchè hanno tutti sulle spalle morti, feriti, lutti, paure.
    Mi prendo la libertà di dire che sono di sinistra ma con uno come De Luca so di non avere nulla da spartire.
    Mi prendo la libertà di dire che uno stato con un minimo di dignità manderebbe a casa di De Luca un magistrato ed un paio di carabinieri, magari figli (come me e come altri) di quelli che si prendevano in faccia le molotov fatte in cooperazione con i benzinai, a chiedergli “Beh, signor De Luca, noi di queste sue belle imprese di gioventù vorremmo saperne di più, e ci scusi la rima”, e se la casa del signor De Luca è già stata visitata da magistrati e carabinieri, beh, questi non devono aver fatto il loro lavoro come Dio comanda.
    Mi prendo la libertà, tanto, che male faccio?

    sabellifioretti.com

    Buongiorno

    Filed under: — JE6 @ 09:28

    Settimana dedicata alla fuffa di quintostatiana memoria, su questo blog.
    E’ che, gente, leggetevi un po’ la prima pagina o l’home page di un quotidiano, e vedete se riuscite a trovare una buona notizia, qualcosa che non vi incupisca l’animo e che non vi guasti la digestione.
    Chiudere gli occhi, o girarli da un’altra parte, non modifica il corso delle cose; serve, se non si decide a tavolino di disinteressarsi del mondo, a darsi una pausa, a prendere fiato, magari anche a cercare di capire che diavolo succede. Insomma, qui si è cercato di sopravvivere andando un po’ in vacanza, avvertendo nel contempo la propria inadeguatezza rispetto ai fatti della vita; adesso, nei limiti del possibile, si prova a riaprire gli occhi. Si sa già lo spettacolo che ci si troverà di fronte, purtroppo.