Vita di paese
Di tanto in tanto, arriva quello che dice “Basta, non ne posso più della città, del traffico, del rumore. Ho deciso, vado a vivere in campagna, dove si può fare vita di paese, ci si conosce tutti, se hai bisogno di un etto di zucchero non hai problemi a chiederlo al vicino, e c’è tanto verde per i bambini“.
Tu lo guardi, dici di sì perchè cosa vuoi stare a discutere, fingi addirittura un filo di invidia. E poi, ti siedi sulla riva del fiume ad aspettare.
Perchè un milanese, per andare a vivere in campagna (vivere, non fare il villeggiante da week-end) si deve spostare di settanta-ottanta chilometri, dato che la metropoli si estende molto al di là dei confini del comune.
Sono pochi, quelli che lo fanno veramente: il cambio di vita, intendo. Gli altri si fanno irretire dalle villette a schiera immerse nel verde, a soli otto minuti dal capolinea della metropolitana. Vanno ad abitare a Seguro, a Corbetta, a Novate Milanese, a Vizzolo Predabissi. Ogni mattina si svegliano prima dei panettieri, e si mettono in coda sulla Varesina, sulla Paullese, sulla Milano-Meda, perchè hanno cambiato casa ma non hanno cambiato lavoro. Arrivano a casa alle otto di sera, come tutti gli altri abitanti delle villette a schiera immerse nel verde, che si rendono conto che al capolinea della metropolitana ci arrivi in otto minuti soltanto la domenica mattina verso le seieventi, e come tutti gli altri cercano di sopravvivere fino alla mattina successiva, alla coda successiva, alla ricerca di parcheggio successiva.
Non vedono anima diversa dalla moglie e dal figlio per cinque giorni su sette, il venerdì sera, quando vorrebbero stramazzare sul letto e dormire sedici ore di fila, i ragazzi del paese (quei pochi che non sono andati a strafarsi di mojito a Milano), si mettono a far bordello nella piazza della chiesa, ed è più o meno come essere catapultati in un concerto di Marilyn Manson essendo amanti di Bach. Il week-end lo passano lividi a riprendere energie, vanno a comprare il pane nel negozietto dove la padrona parla in dialetto (e loro non capiscono) e la nipote che la aiuta è una sgallettata che però la dà solo a chi ha un pied-a-terre. Dove? A Milano, no?
October 7th, 2004 at 13:22
Verissimo. Mica tutti sono dei duri e puri del pendolarismo ferroviario come me.
October 7th, 2004 at 13:37
L’unica sarebbe rendere reale la possibilità di telelavoro per tanti mestieri che oggi non lo contemplano. Volendo, si può. E sarebbe la fine delle metropoli, finalmente.
October 7th, 2004 at 14:48
I paesi ‘di campagna’ che ha citato, Sir, son nomi di fantasia vero?
October 7th, 2004 at 14:50
Scherza? E’ tutto vero. In uno di questi, per ragioni che non starò qui a spiegare, è persino nata mia figlia. E’ uno dei grandi crucci della mia vita.
October 7th, 2004 at 19:03
Ci stavo giusto pensando anch’io Sir… devo ammettere che con questo post mi ha fatto sorgere alcuni dubbi di valutazione… Mi sa che resto in città!
October 8th, 2004 at 09:24
Non so se vorrei vivere in un posto che si chiama Vizzolo Predabissi…
October 8th, 2004 at 11:41
E’ vero, Sir, è più o meno quello che succede anche qui a Livorno, città di gran lunga più piccola, ma congestionata ugualmente.
Chi vive sulle alture lo riconosci subito: ha un’aria come di cencio pallido, è dalle 6 del mattino che vaga come un fantasma tra accompagnamenti di figlioli, scuole, sport, commissioni e quant’altro.
Ma in campagna, dicono, c’è tanto silenzio.
(forse dormono di cionco e non s’accorgono di nulla)-
October 7th, 2004 at 16:20
Come vincere le elezioni
Ecco, il contadino chiuso in casa con l’influenza è un evento quasi tradizionale di autunno che da ormai trent’anni finisce in bronchite [qui inserire auguri di guarigione grazie]. La cisterna è di nuova quasi vuota dopo la burrasca di tre settimane fa…
October 21st, 2004 at 12:45
Sono perfettamente d’accordo. Sono anni che dico a chi ci consiglia di comprare una casa fuori Roma e pagare un mutuo piuttosto che buttare i soldi dell’affitto come facciamo noi che vivere fuori città da impiegati è il massimo dell’orrore, perchè i bambini sempre alle 8,30 entrano a scuola e sempre alle 9 devo essere in ufficio e passare la settimana in macchina aspettando il weekend per goderti l’aria buona proprio non mi va. Adoro il fine settimana uscire e godermi la città e gli amici rilassandomi a cena o al cinema.
February 10th, 2005 at 12:01
Il problema è che chi deve vuole il pied-a-terre a milano per farsi la figlia della panettiera del paesino di periferia (p.s. da Seguro a Milano ci sono 20cm. si, avete capito bene, lo spazio del cartello che dice “Milano” o “Seguro” sempre che ci sia…..) è perché è stufo della moglie, spesso in carriera o un cesso che è stato costretto a sposarsi perché pieno di mojito (che si è fatto a Milano, in centro, dove ci sono quelli fighi, quelli che girano col Porsche e non sono capaci di posteggiare perché gli ha fatto scuola guida il padre con il 127) l’ha messa incinta.