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    22/10/2004

    Regole

    Filed under: — JE6 @ 12:04

    Chez Herzog si discute della “voglia di carta” che si aggira nella blogpalla. Il padrone di casa punta il dito sul fatto che molti (?) blogger sembrerebbero aver dimenticato, oppure messo in un cassetto, il proprio ruolo di esploratori, di pionieri, di cavie volontarie delle possibilità espressive dello strumento blog e del suo sistema di regole:
    Riflettevo però sul fatto che, nella giusta e continua tensione del blog ad esplorare le proprie, differenti potenzialità, la deriva attuale è un ritorno alle logiche dell’editoria classica (non si tratta solo di scritture o mezzi differenti, ma di un sistema di regole da accettare), ovvero un ambito di cui il blog è (è stato?) alternativa, se non addirittura antitesi (là c’è una selezione, e qui no: là c’è una censura, e qui no: là si è vincolati a logiche commerciali, e qui no)
    Io non sono d’accordo, per quel che vale la mia opinione.
    Non che non veda le differenze tra gli strumenti qui messi in contrapposizione, e le differenze tra i “sistemi di regole” di cui si parla (benchè questo del “sistema di regole” sia un concetto davvero tranciato a colpi d’ascia). E’ che mi pare perfettamente naturale che, passando da un ambito ad un altro, se ne accettino anche le “regole”, posto che queste non vengano considerate sbagliate e/o che non si abbia la forza – o il desiderio – di cambiarle.

    11 Responses to “Regole”

    1. Effe Says:

      ma il blog esiste anche come reazione a certe regole.
      Quelle, ad esempio, che non portano in libreria i 5 Birilli, o altri esempi assai apprezzabili di lettura.
      Esiste, ad esempio, la cinematografia indipendente, sperimentale, irrispettosa delle convenzioni del mercato.
      Se un regista cresciuto in tale ambito firmasse un contratto con la Walt Disney per girare un loro film, lei direbbe forse “beh, sempre di cinema si tratta”?

      La sua opinione avversa, comunque, l’accetto. Con l’accetta, che l’ascia l’ho lasciata.

    2. Squonk Says:

      Mi creda, la risposta è “Sì”. Cos’avrei davanti a me? Un film. E giudicherei quello: bello, brutto, insignificante, e così via. Spielberg ha iniziato con il SuperOtto, ma “Il Soldato Ryan” e “Schindler’s List” sono stati prodotti dalle major – anzi, credo dallo stesso Spielberg che è diventato egli stesso una major. Sono per questo brutti film? No. Sono stati fatti all’interno di un sistema diverso, fatto di regole diverse? Sì.
      Ecco, questo mi pare il punto: le regole dell’editoria “tradizionale” sono cattive in sè? Francamente, non lo so, non avendone esperienze personali. Per il momento, e fino a prova contraria, mi limito a constatare che sono diverse, e questo non inficia nè il risultato finale nè la bontà del processo che porta a quel risultato.
      A me pare che lei veda una contrapposizione tra due mondi, che invece secondo me sono complementari: non mi dia del terzista, questa volta, perchè, come vede, una posizione la prendo.

    3. lester Says:

      Effe, anch’io risponderei sì (è capitato mille volte, a volte con risultati buoni, a volte cattivi).
      Però quel che succede qui è un po’diverso: un blog non è un libro, per modalità di fruizione, per la struttura, perché è più adatto a certi argomenti che ad altri, per l’intreccio di argomenti e toni con altri blog che nella letteratura avviene in modo diverso. Quindi dovrebbero essere diversi anche i contenuti.
      Se qualcuno, dopo aver dimostrato tramite il blog le sue capacità, ha la possibilità di scrivere un libro, sono felice per lui: nessuno vieta di essere sia blogghista che scrittore “cartaceo”. Se invece si limita a stampare su carta i suoi post, beh, mi domando se serva davvero a qualcosa.

    4. Squonk Says:

      Lester, ancora una volta, dipende dai contenuti. Ci sono blog che potrebbero essere trasposti quasi interamente su carta, proprio per la natura dei loro contenuti: il mio esempio? Hotel Messico, il Bukowski del Vesuvio.
      Dato questo punto di partenza, la “stampa dei post” servirebbe a far arrivare a chi non legge blog l’opera di qualcuno che invece sul blog scrive.
      Intendiamoci, è un esempio, che non è nè regola nè eccezione perchè il mondo blog è variegato come pochi.
      Piuttosto, io credo che, sotteso al ragionamento dell’Herr, via sia il dubbio che il Moloch dell’editoria possa “stuprare” e snaturare la figura del blogger, come ha fatto, ad esempio, con i comici Zelig-style, gente magari nata in cantina e poi trasformata(si) in fenomeno da baraccone. Dubbio legittimo, certo: ma l’avverarsi dell’incubo (?) dipenderà da chi vorrà farlo avverare, non da altro: le pistole sparano solo se qualcuno tira il grilletto.

    5. lester Says:

      Hotel Messico è in effetti un ottimo esempio, che non mi sarebbe venuto in mente, di blog che potrebbe funzionare ugualmente bene anche su carta. E mi piace anche l’esempio dei libri Zelig, in cui dei testi anche divertenti diventano noiosissimi quando ci si limita a trasportarli su carta, senza badare alle caratteristiche del nuovo mezzo.

    6. mafe Says:

      Oggi da me affrontavo il discorso da un punto di vista un po’ diversa (la divulgazione tecnologica per chi odia la tecnologia), ma per estensione un altro buon motivo per scrivere *anche* per la carta è che c’è tanta gente in grado di apprezzare una buona scrittura, ma che però odia internet (e sarà così ancora a lungo).

    7. sere Says:

      io penso ai blogger ‘bravi’ come a una specie di avanguardia che scrive per sperimentare e gode di tutte le potenzialità del nuovo mezzo non tanto – non solo – perché sono le uniche a disposizione: mi piace pensare a una romantica, idealista, improponibile scelta di stile. in questo senso bislacco ‘il libro’ è un passo indietro, volendo. che comprerò, leggerò, probabilmente regalerò alla mia famiglia nata in novembre e a cui – si dice così? – auguro ogni bene.

    8. Achille Says:

      D’accordo con Squonk, ad occhio. Solo questo, poi magari ci ripenso e cambio idea.

    9. Squonk Says:

      Sere, mi pare troppo e troppo poco al tempo stesso. Sicuramente c’è una scelta di stile, perchè lo strumento te lo impone (uno stile diverso, intendo). Ma fare anche una considerazione di valore, in termini di “migliore/peggiore” mi pare che non renda merito nè al blog nè al libro (nè a qualunque altro strumento espressivo): temo che, seguendo questo schema, una rock band sarebbe ancora considerata come “inferiore” ad un’orchestra sinfonica.

    10. sere Says:

      non voleva essere un giudizio di merito quanto una considerazione sulla perdita dello spirito pioneristico come prioprità. in favore di altre, chiaramente, nè migliori nè peggiori. a me m’ha rovinato la cultura dell’unopuntozero 🙂

    11. sere Says:

      no, le faccine facciose no.

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