Look at me
Sembra che le nonne americane si stiano attrezzando in gran numero con sistemi di videoconferenza che dovrebbero consentir loro di tenersi in contatto con la prole sparsa ai quattro angoli del continente: “Voglio che [il nipotino, tre settimane di età] mi possa vedere, possa sentire la mia voce. Voglio potergli leggere delle storie, ed essere partecipe di alcune delle sue prime azioni”, dice Melody Wilt, parlando di sè e di suo nipote, divisi da dieci ore di strada.
Non ho un’opinione precisa in materia; a pelle, senza stare a scomodare Orwell (o Jon Endemol), e senza lanciarmi in considerazioni tecnico-economiche sull’affidabilità ed economicità della banda larga in Italia, l’idea di comunicare via webcam non mi attira particolarmente. Sarà che, in occasione dell’unica videoconferenza alla quale ho assistito, sono stato licenziato in diretta in compagnia di un’altra cinquantina di persone sparse in tredici nazioni.
Ma capisco. Ho la fortuna di abitare a cinque minuti di macchina dai miei genitori e dai miei suoceri, la gran parte dei miei amici abita in un’area di quindici chilometri quadrati, insomma, una grossa fetta delle mie relazioni umane non necessita di strumenti tecnologici per prendere forma.
C’è chi non ha analoga fortuna, e vorrebbe avere la possibilità di vedere in faccia la mamma, il nipote, la sorella, l’amica, l’ex collega, pur stando a centinaia di chilometri di distanza. Mi pare comprensibile.
Ci adatteremo, mi adatterò. Ci son cose peggiori nella vita.
New York Times
November 26th, 2004 at 10:59
Complimenti!
Mio suocero mi ha chiesto, da Los Angeles proprio qualche giorno fa, di comprarmi la web cam così può vedere i suoi nipoti e farsi vedere da loro.
Complimenti a te per la sensibilità all’attualità.
Molti meno, scusami, per il tono generale del post.
Non lo capisco.
Con tono di rimpianto, usi il termine “adattarsi”, che ha di suo un valore negativo, peraltro rinforzato dalla frase seguente “ci sono cose peggiori nella vita”.
Non capisco proprio: in che cosa interferiscono nella tua vita un nonno e un nipote che si guardano in web cam, visto che abitano a ore 12,40 di viaggio, e circa 1300 euro?
Quale interferenza provocano, alla quale devi adattarti tu?
In che modo spostano abitudini alle quali Tu dovrai adattarti?
Io vedo piuttosto, ed è la ragione per cui ci tengo a criticarti, che aggiungono una dimensione alla loro vita, della quale dimensione sono piuttosto felice, e non soltanto perché “si vedono”, ma soprattutto perché per farlo devono inclinare la propria mente verso una tecnologia, comprenderla, usarla; così facendo si fanno anche un’idea, di prima mano, dei suoi pregi e dei suoi limiti e insomma: volendosi bene partecipano al mondo.
Allora come mai questa pigrizia, me lo chiedo veramente, in qualcuno che tutto questo l’ha capito, tant’è vero che usa correntemente la rete, e bene e con soddisfazione, e per qualcosa di più che un semplice lavoro, per inseguire qualcosa di più, mi pare, del profitto, tanto per essere chiari?
Già, caro Squonk, come mai? 🙂
November 26th, 2004 at 11:29
va tutto bene, purché non si applichi al blog
November 26th, 2004 at 12:32
Palmasco, rileggimi: io mi rendo conto della mia fortuna (beh: c’è chi inorridisce all’idea di essere fisicamente vicino ai propri cari. Parenti serpenti, li chiamano), e quindi vedo l’introduzione dell’aggeggio tecnologico come un di più del quale non ho bisogno, ma che finirò per avere quando ce l’avranno tutti, o almeno tanti.
Invece, comprendo benissimo un’esigenza come la tua: la mia famiglia viene dalla Sardegna, mia madre e mio padre vedevano i loro genitori (ed io vedevo i miei nonni) una volta all’anno. Sono sicuro che, avendo a disposizione uno strumento semplice ed economico, avrebbero avuto piacere nel vedersi, si sarebbero sentiti più vicini. E quindi, ben venga la banda larga, ben vengano le web cam, ben venga il futuro.
Vedi, ho voluto solo sottolineare la differenza tra situazioni personali e relative specifiche esigenze: a me basta ed avanza il telefono, e spesso anche quello è di troppo. Quindi, ciò che sarà davvero utile ad altri (a te, ad esempio), per me sarà superfluo, ma mi troverò ad usarlo, perchè non puoi rinunciare ad avere e usare uno strumento di comunicazione che inizia a diffondersi per il mondo.
November 26th, 2004 at 13:35
Avendo la banda larga “flat” ho questa possibilita’, e non appena l’avranno i miei familiari ed amici la sfruttero’, bastano una webcam e una cuffietta da sei euro. Perche’ non approfittarne, se non mi aggiunge costi?
November 26th, 2004 at 13:43
Solo se non diventa un alibi -comodo- per non fare più lo sforzo di muovere le chiappe a andare a toccarle, almeno ogni tanto, le persone.
November 26th, 2004 at 15:35
I nonni servono a tenerti quando i genitori non ci sono, servono a darti le “paghette”, servono a farti mangiare tutte le schifezze che i genitori evitano accuratamente… D’accordo la webcam per averli virtualmente vicini, per sentire la loro voce: ma un teletrasporto per la paghetta e per il pane con la nutella?
November 28th, 2004 at 12:00
Eccome che ce ne sono di peggiri…
November 29th, 2004 at 15:22
Il Sir ha ragione, secondo me: quel che racconta mi ricorda la strana sensazione che provo quando vedo persone che filmano o fotografano le recite scolastiche dei figli, in situazioni al limite della rissa, senza seguire una parola di quel che sta avvenendo. Certo, dopo si rivedono il filmino o si guardano le foto: ma il durante se lo sono perso.
November 29th, 2004 at 15:28
LaLipp, questo è un aspetto al quale non avevo pensato: il mettersi in posa. Considerando che mia figlia, nemmeno quattrenne, passa già una certa quantità di tempo davanti allo specchio, temo il momento della webcam. Lo temo assai. (E vabbeh, si celia, ma non più di tanto, no?)
November 29th, 2004 at 15:49
Ma, a come la vedo io, il problema è dei genitori più che dei bambini: loro si mettono istintivamente in posa, siamo noi che cerchiamo di immortalarli per riguardarceli, ma intanto non ce li gustiamo…Eh già, la celia è fino a un certo punto…
November 30th, 2004 at 17:20
I terribili nonni telematici. Mi sono accorto della loro esistenza grazie alla folta presenza in flickr.