Dai libri alle celle
Io ho un bel ricordo dei miei anni da bocconiano. Non solo per la vita universitaria in sè – gli amici, il biliardo, una spruzzata di goliardia – ma anche per ciò che studiavo. Mi piaceva sul serio, l’economia. Soprattutto, mi affascinava confrontare le diverse teorie economiche e i diversi modelli di mercato perchè mi pareva che questo comportasse confrontare diverse visioni del mondo, e quindi delle persone. Perchè, in fondo, la vera differenza tra il modello del mercato monopolistico o oligopolistico e quello della concorrenza perfetta non sta nelle forme delle curve tra ordinate e ascisse, ma nella diversa concezione che si ha del mondo e di chi lo popola. E lo stesso si può dire per l’etica protestante del capitalismo, o per la trickle down economy, e via dicendo.
Anche le teorie più bizzarre mi sembravano nascere – beata ingenuità – da un visione del mondo magari sbagliata, ma quantomeno onesta. E quindi, meritevole di attenzione.
Ma, volenti o nolenti, si cresce (si invecchia). E si passa dalla lettura dei testi di macroeconomia a quella dei giornali: così, ci si trova a dover sostituire Weber, Marx, Dornbusch e Laffer con Cragnotti, Tanzi, Fiorani e Consorte. E’ la vita, e forse è l’economia.
Repubblica.it
PS – Lo so, bisognerebbe fare distinzione tra economia e finanza, laddove possibile. Ma credo che ci siamo capiti.