Un po’ gli impegni, un po’ i neuroni brasati, un po’ (inserire scusa almeno parzialmente credibile), un po’ il fatto che il titolare qui alle cose di moda arriva sempre con abbondante ritardo – comunque qui non si era ancora citata la nuova avventura blog-letteraria che passa sotto il nome di Buràn.
Rubo al mio vecchio compagno di merende, l’immarcescibile e poliedrico Herr Effe, la presentazione della rivista on-line: “Ci sono mondi che raccontano e si raccontano, là fuori. Mondi distanti e differenti, voci che chiedono ascolto. Buràn annulla il silenzio che rende mute le voci, superando distanze e lingue altre“.
Siccome sono un semplice, di fronte a frasi come “il Materiale morde la realtà” io mi smarrisco – e poi, a me l’idea di essere morso da qualcosa che leggo inquieta un po’ – però nel primo numero si parla di lavoro, e il pezzo del lavapiatti recluso in Antartide vale la pena di esser letto (come gli altri, immagino). Paragonerei Buràn ad un puzzle chatwiniano, se non lo considerassi un insulto sanguinoso – ma siccome il vecchio Bruce continua inspiegabilmente ad avere fedeli ammiratori, così sia: e vento nelle vele a voi.
Buràn, Herzog