< City Lights. Kerouac Street, San Francisco.
Siediti e leggi un libro

     

Home
Dichiarazione d'intenti
La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

Talk to me: e-mail

  • Blogroll

  • Download


    "Greetings from"

    NEW!
    Scarica "My Own Private Milano"


    "On The Blog"

    "5 birilli"

    "Post sotto l'albero 2003"

    "Post sotto l'albero 2004"

    "Post sotto l'albero 2005"

    "Post sotto l'albero 2006"

    "Post sotto l'albero 2007"

    "Post sotto l'albero 2008"

    "Post sotto l'albero 2009"

    "Post sotto l'albero 2010"


    scarica Acrobat Reader

    NEW: versioni ebook e mobile!
    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione mobi"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione mobi"

    Un po' di Copyright Creative Commons License
    Scritti sotto tutela dalla Creative Commons License.

  • Archives:
  • Ultimi Post

  • In and out
  • Per poter riderci sopra, per continuare a sperare
  • Sfumando
  • Srebrenica, 11 luglio
  • Gabo, e mio papà
  • “Vero?”
  • Madeleine
  • Scommesse, vent’anni dopo
  • “State andando in un bel posto, credimi”
  • Like father like son
  • July 2007
    M T W T F S S
     1
    2345678
    9101112131415
    16171819202122
    23242526272829
    3031  

     

    Powered by

  • Meta:
  • concept by
    luca-vs-webdesign

     

    31/07/2007

    Build your own Boxino Morboso

    Filed under: — JE6 @ 11:21

    Allora fatevi un giro su Repubblica.it, leggete un po’ di box (quelli fotografici sono il trip dell’estate: quelli di oggi sono “La forza sia con te – le bellezze di George”, “Oggi mi butto sul parabrezza – le cadute di Li lo spericolato” e “Il mondo grottesco e geniale di Olaf”) e poi prodigatevi in almeno cinque titoli (…)
    Si poteva declinare l’invito? No. E quindi.

    “Nella penombra” – Piero Angela e Livia Turco protagonisti di un corso di educazione sessuale in una puntata per gli studenti delle medie inferiori
    Banzai – La legione di lottatori di sumo dell’esercito giapponese
    Ferragamo lancia il tacco da -6: “Niente più distorsioni”
    Everybody loves Fred – Allegria per il Natale che si avvicina
    Ricambio generazionale – Fabrizio Corona direttore del Sismi?

    Sasakifujika – i credits per il brand “Boxino Morboso” vanno a Vic

    Per fare un albero ci vuole un seme

    Filed under: — JE6 @ 10:30

    Diventare adulti significa anche diventare capaci di capire che a volte è meglio, molto meglio tacere anche se si ha la possibilità di parlare – e non importa se questo può avvenire davanti ad un cespuglio di microfoni ed una selva di taccuini. E’ una di quelle cose che gli adulti provano ad insegnare ai bambini, castrando un po’ della loro spontaneità ma mettendoli al tempo stesso in grado di affrontare il consesso sociale evitando di diventare vittime dello scorno e dello sberleffo. Di norma, i bambini imparano: chi prima, chi dopo: ma ce la fanno. Crescono, e riconoscono il momento nel quale il silenzio diventa d’oro. Il problema ce l’hanno quelle persone che sono diventate adulte solo per l’anagrafe, o quelle che hanno raggiunto uno status che fa creder loro di poter dire qualunque cosa – anche la più sventata sciocchezza – senza pagare dazio. Non so a quale delle due categorie appartenga Lorenzo Cesa, anche se una frase come “Questa mattina ho incontrato un alto funzionario della Camera che ha sottolineato il gran parlare dei costi della politica. Invece al parlamentare bisognerebbe dare di più e consentire il ricongiungimento familiare” qualche idea in merito me la fa venire.
    Il Giornale

    Per una birra o due

    Filed under: — JE6 @ 08:59

    Credo di aver visto Pros per l’ultima volta al BlogRodeo di Rozzano, in mezzo a qualche centinaio di scribacchini convenuti da tutta Italia (sul serio: c’erano gli indigeni, e i veneti, e gli emiliani, e i sardi, e i romani, e i campani, e i toscani, e i piemontesi, e i pugliesi) per bere birra e ascoltare musica, ai tempi in cui agli happy hour ci si presentava prima con il nick e poi con il nome, si discuteva di Fuffa (si noti la maiuscola, please) e non si erano ancora pubblicati libri.
    Poi si sa come vanno le cose, capitano fatti più o meno (s)piacevoli, si decide o si è costretti a decidere di dedicare tempo ad altro – insomma, si vive; e vivendo capita di recuperare, in modo inaspettato, pezzi di passato: un’agenda, un cellulare, vecchi nomi. Così può venire voglia di rivedere persone non ancora dimenticate, o che non si incontrano da molto tempo, giusto per una birra o due: a me, sinceramente, l’idea non dispiace.
    Macchianera