Dal profondo del nero del mare
Arrivò a fatica sul ponte della nave, tenendosi ai corrimani e maledicendo gli scalini che si abbassavano sotto ai suoi piedi seguendo il moto delle onde. Pensò che avrebbe dovuto bere un caffè, ma si ricordò che nel pieno della notte i bar di bordo erano chiusi. Sarebbe forse stato il momento di accendersi la prima sigaretta della sua vita, se ne avesse avuta una e se il gesto non gli fosse sembrato troppo melodrammatico. Fece finta di credere che l’acqua che gli scorreva sul volto fosse portata dai cavalloni che sbattevano contro le fiancate. Si chiese se la donna che aveva lasciato in cabina avrebbe sentito la sua mancanza, nel caso che lui non fosse rientrato; ma sapeva che era alquanto improbabile tanto lui era diventato trasparente davanti ai suoi occhi. Fissò per molti minuti tutto ciò che là fuori riusciva solo a sentire ma non a vedere, affascinato dal profondo del nero del mare; poi smise di fare anche quello, perchè per buttarsi non basta avere abbastanza coraggio: bisogna anche avere voglia, e lui era solo tanto stanco.
[Disclaimer: a scanso di equivoci, non c’è proprio nulla di autobiografico qui dentro, se non il lontanissimo ricordo di un viaggio in nave verso la Sardegna, fatto con mia mamma non meno di venticinque anni fa. E’ che dovrei smetterla di ascoltare De Gregori, ma di questo si è già parlato ieri]
March 7th, 2008 at 09:10
non era stanco a sufficienza, per fortuna.
March 7th, 2008 at 09:50
Dovresti scrivere più racconti, ecco.
March 7th, 2008 at 10:09
ecco, evita il disclamer. semmai precisi poi, nei commenti. ma non ci stoppare l’emozione. che è sempre quella che ti lascia alla fine del post.
March 7th, 2008 at 10:15
Scusi, lei avrebbe l’emozione di sapere che vorrei buttarmi giù da una nave? Mi inquieta, eh.
March 7th, 2008 at 10:26
il titolo, se non è una citazione, è bellissimo.
March 7th, 2008 at 10:34
Caro Herr, non è farina del mio sacco: come avrebbe potuto esserlo, d’altra parte? I poeti sono altra cosa, come lei sa.
E’ bellissimo davvero, sarà per quello che non mi esce dalla testa da giorni e giorni; Francesco De Gregori, “Bambini venite parvulos”: “Bambini venite parvulos, c’è un’ancora da tirare, issa dal nero del mare, dal profondo del nero del mare. Che nessun calcolo ha nessun senso e poi nessuno sa più contare”.
March 10th, 2008 at 11:43
ho dovuto proprio rubarglielo, il titolo degregoriano.
Domani, in calce alla conclusione del racconto, la paternità della citazione
March 11th, 2008 at 23:30
http://herzo
Dal profondo del nero del mare Cinto non avrebbe voluto neppure vederlo, il bambino, né sapere di lui, né custodirlo fra tetto e cielo sulla coffa della casa, anche se Non avrebbe voluto che il bimbo-uccello fosse portato a forza su per