Non ho parole
Ieri sera abbiamo guardato, per l’ultima volta in questo anno scolastico, i tuoi quaderni.
Chiudendo quello di italiano pensavo al fatto che stai scoprendo parole ogni giorni, e a quanto è e sarà difficile insegnarti a usarle bene. Perchè sai, io vorrei che tu conoscessi e sapessi adoperare un po’ più delle 500 parole che Pippo Baudo pensa costituiscano il nostro vocabolario. Vorrei che tu, quando questo paese avrà un Presidente del Consiglio donna e tu terrai una conferenza stampa, sappia capire che compiacere non è una parola da usare se si parla del rapporto tra due stati. Vorrei che tu, fra qualche anno, sia in grado di sapere cosa intende un ragazzo che ti dice che sei bella e cosa intende un ragazzo che ti dice che sei figa (e guarda, non te lo dirò mai a voce, ma io ti auguro ti trovarne uno che sappia dirti che per lui sei tanto bella quanto figa, e sia sincero). Vorrei che tu sapessi capire se quel ragazzo è dolce perchè è capace di darti una carezza o se quel ragazzo è sdolcinato perchè non si schioda mai da te e ti chiama “Cicci” – e vorrei che tu glielo sapessi dire, e farglielo capire (e ti scongiuro, non farti mai – dico mai – chiamare “Cicci”). Vorrei che tu sapessi definire furbo e intelligente due persone diverse, perchè è tanto raro trovarne una che si meriti entrambi gli aggettivi (e spero che tu sappia sempre preferire la seconda alla prima). Vorrei che tu diventassi il Fanciullino di Pascoli, quella capace di dire la parola che tutti hanno sulla punta della lingua ma nessuno riesce ad esprimere.
Vorrei questo, per te, e molto altro ancora. E’ che non so come spiegartelo, perchè le speranze dei genitori troppo raramente coincidono con le loro capacità: e infatti, mi mancano le parole.