Just another nervous wreck
Questa mattina, mentre mi dedicavo ad una delle mie attività preferite (guidare in autostrada: ognuno ha le sue manie, lo so) ho deciso di mettere su Breakfast in America, che oltre ad essere uno dei dieci dischi che vorrei salvare dalla fine del mondo mi pareva anche una buona scelta per una tranquilla domenica di estate. Però, non so: evidentemente non ero dell’umore giusto (in realtà lo so benissimo: non lo ero), e così, benchè quel disco abbia significato anche per me “un’estate (…) fiduciosa nel futuro, leggera, ingenua, piena di energia e di buone intenzioni e di sole“, con il passare delle canzoni mi rendevo conto – direi per la prima volta in modo sufficientemente nitido – che in fondo quel disco esprime tutt’altro, è pieno di racconti di sconfitte, di abbandoni, di conversazioni noiose, e la musica non ha nulla o quasi di “positivamente americano”, ma è in fondo intimamente inglese (“hanging on in quiet desperation is the English way”) come quattro dei cinque membri della band, e forse è per questo che per uno “crepuscolare” (cit.) come il sottoscritto questo continua ad essere “uno dei più gran dischi pop-rock di sempre”.
Wikipedia, Attentialcane, Wittgenstein