Stories of the Bund – La democrazia del termosifone
(…) Avevo letto la storia qualche settimana fa in un libro di Yu Hua, “La Cina in dieci parole” (lo so, il titolo è quello che è, fa un po’ “Come essere felici in una settimana”, ma ti assicuro che il contenuto era migliore). Pare che il Grande Timoniere, in una delle sue alzate d’ingegno che tanto ce lo fanno rimpiangere, un giorno abbia deciso che tutte le città cinesi al di sotto di una certa latitudine erano, proprio per quella ragione, di per sé “calde”: e quindi non c’era bisogno di dotare le abitazioni degli opportuni impianti di riscaldamento.
Il resto lo trovate qui, su Leftwing, che è qualcosa che dovreste leggere comunque, e che molto gentilmente ospita qualche letterina da Shanxi Lu North. Le cose migliori, di solito, sono le risposte del Direttore.
March 1st, 2013 at 11:29
Dai birilli della periferia meneghina ai grattacieli del lontano oriente; lo avrebbe mai previsto, quel ragazzo con la stecca in mano?
E ora, è maggiore il senso di infinto o di disorientamento?
(bello che lei sia i nostri occhi laggiù)
March 1st, 2013 at 16:48
Caro Herr, quale onore averla qui. Pensi che mi son fermato proprio questa sera a bere una birretta in un pub dove dei cinesi giocavano a pool, cambiano le buche e i colori delle biglie ma sempre di tavoli verdi parliamo. Cosa dirle, disorientamento no – tranne quando devo comunicare a gesti con i tassisti. Infinito? Ma no, quello lo sento in America. Energia, ecco. Come una gran corrente che circola per le strade, la corrente delle persone, la corrente delle cose che queste persone fanno.