Monica e Marta
Arrivano insieme, camminando l’una al fianco dell’altra. Monica è piccola, uno scricciolo che ti pare che se la tocchi con un dito si rompe in mille pezzi, è bionda, vestita a righe bianche e blu, con la pelle bianca come certe pietre che trovi in montagna. Marta veste di un colore che non so definire, né rosso né viola, è di poco più grande ma è più solida, i capelli scuri lunghi e il colore di una che non si scotta ma non ama stare al sole. Parlano, a lungo. Nonostante le differenze fisiche a guardarle pare di vedere la stessa ragazza che passa davanti agli specchi deformanti del luna park. Vanno a prendersi un gelato, e poi qualcosa da bere. Quando tornano stanno ancora parlando. Chissà cos’hanno le donne da dirsi per tutto quel tempo. Quando me ne vado, non so perché ma mi viene da pensare al momento in cui si separeranno, per scelta, pigrizia, costrizione o indifferenza, e cosa diventeranno quando di una ne verranno due. E ancora senza motivo penso che una avrà un nome che potrà essere tagliato, con la solita y a chiuderlo. L’altra no, terrà il suo nome tutto intero, niente abbreviazioni né storpiature. Chissà se basterà. A guardarle credo di sì.