Io (non) so
Ieri sera, mentre andavo a far la mia parte nel flash mob dedicato a Pier Paolo Pasolini, mi chiedevo perchè mi stessi accingendo a salire sulla Loggia dei Mercanti per leggere parole a me in larga misura sconosciute, di fronte a persone altrettanto sconosciute.
La prima risposta era semplice: per fare un piacere a degli amici.
Nobile e sufficiente, come risposta. Ma incompleta.
Una seconda risposta era: Pasolini è quello che ha scritto, ai tempi degli scontri di Valle Giulia, in favore dei poliziotti e dei carabinieri. E il sottoscritto, per motivi familiari e convinzioni personali più volte raccontate in questi grami tempi di carligiuliani e piazzealimonde, queste cose le apprezza.
Ma la risposta finale, quella che – sempre per il sottoscritto – dava senso al tutto, era molto semplice: di Pasolini conosco poco; ma quel poco mi dice che era uno che ci teneva, al suo paese. Ci teneva tanto con la testa quanto con il cuore. Ricordare lui significava, in qualche modo, ricordare a me stesso che “I care” non è uno slogan vacuo, ma è l’unico modo per lasciare a mia figlia un posto nel quale valga la pena vivere, e avere un futuro.
E così, sono salito sulla Loggia dei Mercanti. E ho letto.