L’inverno del nostro scontento
Non commenterò il post di Luca che lui stesso definisce una cosa “brusca, banale e demagogica”, dicendogli che no, monello, non si scrivono cose brusche, banali e demagogiche perchè, anche se tu metti le mani avanti, tutti hanno comunque ragione di dirti che di cosa stiamo a discutere, di una cosa brusca, banale e demagogica, no grazie.
Dirò solo che c’è proprio un errore di fondo nel ragionamento, condensato nella frase “Se ne andassero ragionatamente, chiamando rapidamente qualcuno a occuparsi delle cose che lasciano, spiegandogli dove sono le chiavi di casa, e appena concluse le operazioni di trasferimento delle responsabilità a qualcuno che viva nel mondo, vadano al cinema e quando tornano chiedano se c’è qualcosa che possono fare per aiutare“. Non è necessario suggerire a Luca di leggersi – se non l’ha già fatto – L’autunno del patriarca, per capire che il Potere non si autoriforma, ma si consuma oppure viene defenestrato, e concludere quindi che il suo invito è vano e fuorviante, e che quattro milioni (4.000.000) di persone hanno votato Prodi alle primarie (io fra quelli), e questo dice molto, o forse tutto – non su Prodi, ma su me e gli altri tre milioni novecentonovantanovemila novecentonovantanove (3.999.999).
Wittgenstein, Internetbookshop
PS – Magari mi sbaglio, ma mi pare di scrivere cose non dissimili da quelle che si leggono oggi su Camillo – o forse stiamo dicendo tutti la stessa cosa in modo diverso, non so.