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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    13/02/2007

    Pozdrav z Prahy – 3. Rumore, rumore

    Filed under: — JE6 @ 21:22

    Giro per questi luoghi come il Bill Murray di Lost in Translation: mi guardo intorno e cerco di intuire, senza capire una sola parola di quanto vedo e leggo, se scritto in idioma indigeno. Qualche sera fa, a Varsavia, leggevo una targa dove le uniche parole che avevano un significato erano Marie-Curie Sklodovska: ma se quella era la sua casa natale o la scuola dove si era diplomata, questo rimane per me ancora un mistero. E qui le cose non migliorano, visto che anche il ceco si presenta come una terrificante accozzaglia di consonanti giustapposte casualmente: mentre cenavo, leggevo i cartelli che – immagino – illustravano la vecchia fabbrica di birra: per intenderci, questo: oblibu peniveho moku muzeme prokazat u nekohka generaci prazanu, ovsem zatinco dnes u leckoho kvantita ntezi nad kvalitou nasi breakove byili taki znalci eccetera.

    Pozdrav z Prahy – 2. Glu glu glu

    Filed under: — JE6 @ 21:15

    So che lo sapete, ma vale la pena ricordarlo: la Repubblica Ceca vanta il primato mondiale del consumo di birra pro capite, qualcosa oltre i centosessanta litri a testa su base annua. Il che, considerando che un litro di birra alla spina, al ristorante, costa la bazzeccola di due euro e mezzo, non stupisce poi tanto.

    Pozdrav z Prahy – 1. Occhi a mandorla

    Filed under: — JE6 @ 21:12

    Uno dice: Est Europa. Come se fosse una cosa sola, tutti slavi, biondi, occhi azzurri e zigomi alti e sporgenti. Come se Praga e Varsavia e Bucarest fossero la stessa cosa, il medesimo luogo, con una identica storia. Invece arrivo qui e mi sembra di essere, non so, a Vienna: e non parlo solo dello splendore intatto della architettura – il che basterebbe a rendere Praga molto diversa da Varsavia, bombardata e ricostruita senza amore, e da Bucarest, affamata da un dittatore cieco e crudele – ma anche e soprattutto di una strana allegria, del traffico e delle luci, degli spacciatori di cocaina, dei cento negozi di souvenir. Tutte cose che, a uno come me, lo fanno sentire a casa: e non che questo sia un bene.

    Sgub?

    Filed under: — JE6 @ 09:36

    Tanto per inserirsi nel nuovo filone di Repubblica (prendi un giornalista, fai finta che sia Michael Douglas in “Un giorno di ordinaria follia” e mandalo allo stadio, o su un aereo, per vedere l’effetto che fa) comunico circa dieci minuti fa, all’aeroporto di Fiumicino (gate C6) ho visto con i miei occhi un militare dell’esercito italiano salire sul volo per Sarajevo con pistolone di ordinanza nella fondina appesa al cinturone.
    Peraltro, credo che il rossetto rosa brandito dalla matrona che mi sta di fronte – e che immagino mi accompagnerà sul volo per Praga – vada considerato arma almeno altrettanto pericolosa, viste le sue dimensioni.