Il Paseo de la Castellana è un vialone immenso, largo più o meno come il Po di questi tempi di secca: abbastanza da avere come spartitraffico una specie di secondo viale interno, alberato, con i parchi giochi per i bambini. Percorrendolo verso nord, circa verso metà si trova il Bernabeu. L’Estadio Santiago Bernabeu. Come se San Siro si trovasse in Piazzale Loreto, grosso modo.
Ora, io non sono un fan calcistico particolarmente accanito, e il Real Madrid non è mai stata la mia squadra spagnola preferita (ondeggio da sempre tra il Barcellona e l’Athletic Bilbao: se solo sapessi perchè, ma questo è un altro discorso). Ma il Bernabeu, gente. Mentre eravamo a bordo campo, ho chiesto a un signore emiliano di farmi una foto, porgendogli la digitale e dicendogli “le spiace..?” – e lui mi fa “perchè dovrebbe spiacermi? Se si può far contenta una persona…“: per dire il posto, insomma.
In cima al terzo anello sud, a cinquanta metri di altezza, si vede in modo magnifico. Non ci si crede che in questo posto riescano a sedersi (sedersi) ottantamila persone; eppure. Tutte lì, a fiatare sul collo dei giocatori, roba che questi e gli spettatori possono guardarsi nelle palle degli occhi: due contro centosessantamila, non so se mi spiego. Il verde del prato è quello di un prato inglese in primavera, quello di Wimbledon dieci minuti prima che inizi il torneo; e tutto intorno è un tripudio di bianco e azzurro, con le macchie dello stemma coronato della società.
La sala dei trofei non è una sala: è – come giustamente mi hanno suggerito via sms – un hangar, un luogo di dimensioni spropositate. Secca dirlo, ma non c’è concorrenza: anche il più tronfio tifoso milanista qui dentro deve abbassare le orecchie, di fronte alla bacheca con nove – 9 – coppedeicampioni, alla bacheca con tre – 3 – coppe intercontinentali, alla sala dedicata ai ventinove – 29 – campionati spagnoli. Ci sono alcuni trofei grandi quanto la torre di Pisa, e la bacheca che raccoglie i trofei individuali (il Pallone d’Oro, il Fifa World Player, la Scarpa d’oro) è lunga quanto un corridoio del Palacio Real.
La tribuna VIP ha delle poltrone che neanche nella business class della Emirates; e lo stesso dicasi, ci crediate o no, per le due panchine. Le panchine, diosanto.
Insomma, ho quarant’anni, e da sei ore mi sto riguardando le foto del Bernabeu – il campo, la tribuna, lo spogliatoio (con l’idromassaggio fisso a trentuno gradi), la tribuna, le bacheche delle coppe, la statua del miglior giocatore della storia (nè Maradona, nè Pelè: chi ne capisce sa che è stato Alfredo Di Stefano) e del miglior goleador europeo (Ferenc Puskas). E torno a quelle due foto nelle quali ci sono anch’io, perchè mica mi sembra vero, ancora.