< City Lights. Kerouac Street, San Francisco.
Siediti e leggi un libro

     

Home
Dichiarazione d'intenti
La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

Talk to me: e-mail

  • Blogroll

  • Download


    "Greetings from"

    NEW!
    Scarica "My Own Private Milano"


    "On The Blog"

    "5 birilli"

    "Post sotto l'albero 2003"

    "Post sotto l'albero 2004"

    "Post sotto l'albero 2005"

    "Post sotto l'albero 2006"

    "Post sotto l'albero 2007"

    "Post sotto l'albero 2008"

    "Post sotto l'albero 2009"

    "Post sotto l'albero 2010"


    scarica Acrobat Reader

    NEW: versioni ebook e mobile!
    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione mobi"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione mobi"

    Un po' di Copyright Creative Commons License
    Scritti sotto tutela dalla Creative Commons License.

  • Archives:
  • Ultimi Post

  • Madeleine
  • Scommesse, vent’anni dopo
  • “State andando in un bel posto, credimi”
  • Like father like son
  • A ricevimento fattura
  • Gentilezza
  • Il giusto, il nobile, l’utile
  • Mi chiedevo
  • Sapone
  • Di isole e futuro
  • November 2007
    M T W T F S S
     1234
    567891011
    12131415161718
    19202122232425
    2627282930  

     

    Powered by

  • Meta:
  • concept by
    luca-vs-webdesign

     

    01/11/2007

    Il brutto che avanza

    Filed under: — JE6 @ 16:16

    Mi è capitato, mesi fa, di incontrare un architetto, incidentalmente lettore di questo blog; ricordo la serata con particolare piacere non solo per la spettacolare quantità di Lagavullin ingerita durante un lasso di tempo discretamente breve, o per il fatto di aver letto con i miei occhi l’espressione “persona corta” far bella mostra di sè in un progetto presentato all’austero dipartimento per l’edilizia di una nota località svizzera, ma anche per la sinusoidale chiacchierata sulla fonte dei guadagni del mio ospite – l’architettura, per l’appunto – che alternò aneddoti su ricchi e insopportabili committenti ticinesi al racconto della visione ravvicinata dei Buddha di Bamyan a sapide considerazioni sul silenzioso conflitto tra geometri e architetti.
    Mi è capitato spesso di ripensare a quella conversazione, nella quale mi ero infilato con la massima soddisfazione nel ruolo di ignorante studentello, macinando chilometri in giro per l’Italia e per l’Europa; mi è capitato attraversando la periferia di Catanzaro, percorrendo la Pontina, arrancando lungo la Romea, circumnavigando il nuovo polo fieristico milanese. Ogni volta mi sono chiesto come è stato possibile che un paese che esportava architetti in giro per il mondo sia precipitato nel baratro della bruttura confusa e disorganizzata che è ormai il tratto distintivo del suo territorio, senza nessuna differenza tra città e provincia. E’ la stessa domanda che posi al mio ospite, il quale, in sintesi, mi rispose: “Soldi e ignoranza”. E in effetti tutto torna; la superba, paracula e vuota celebrazione dei monumenti millenari, la stordita venerazione per i perizomi leopardati di Dolce e Gabbana (nonchè per gli stessi Dolce e Gabbana), l’ingordigia di appaltanti e appaltatori, le gare al ribasso, il disinteresse per tutto ciò che non è “cosa nostra”: non possiamo nemmeno augurarci un cataclisma naturale che ci costringa a ricostruire tutto da zero, perchè non saremmo capaci di rinascere più belli di prima come successe a San Francisco dopo il terremoto o a Chicago dopo l’incendio: riedificheremmo Roma come i burocrati comunisti hanno fatto a Varsavia dopo la guerra – finta, grigia e brutta.

    8 Responses to “Il brutto che avanza”

    1. cristina Says:

      …aggiungerei pure la stordita venerazione per alcune archistar, ma è un discorso troppo lungo per questo spazio.
      molto da pensare squonk. grazie.

    2. Ricambi Originali Says:

      Tuttavia, continuiamo a esportare architetti: i giovani che emigrano. Se va in Spagna, o in Olanda, troverà studi pieni di giovani stufi di fare tirocini gratuiti in cui l’unica cosa che firmano sono le ricevute dei pony express. Forse qualcosa vuol dire.

    3. EmmeBi Says:

      fammi capire meglio quale era il contesto in cui hai visto usare la parola “persona corta” (progetto ? edilizia? svizzera?)

    4. Squonk Says:

      Cristina: quello, dato il contesto, mi pare davvero il minore dei mali.
      R.O.: certo, vuol dire molte cose e nessuna di queste è buona.
      EmmeBi: un progetto edilizio svizzero, esatto; è stato un momento magnifico.

    5. lapiccolacuoca Says:

      Guardi Sir che se si fa un giro nell’oriente che sta crescendo prima di vedere cose notevoli vede solo brutture disdicevoli…Per certi versi solo Tokyo si salva e un po’ Honk Kong. Il resto le viene male al cuore…Metto la firma al commento di R.O.
      I grandi archistar lavorano all’estero. Appena fanno qualcosa in patria succede un casino (vedi Piano e Torino) e non ho molto capito il perche’…

    6. ilaLuna84 Says:

      Il punto è che i talenti, in Italia, ce li abbiamo eccome. Solo che ce ne rendiamo conto quando ormai sono già emigrati in altri Paesi. Paesi che evidentemente hanno saputo coglierne la potenzialità meglio di noi. Che li hanno appoggiati meglio di noi.

      Nemo profeta in patria: mai detto è stato più vero!

    7. Aprile è il mese piu' crudele Says:

      torino: il suo skyline.

      Ringrazio Antonio: "A prescindere dalle mie opinioni circa l’intoccabilità delle città moderne, o delle sue intoccabilissime skyline (che io invece vorrei fossero invece più maltrattate, con coraggio e creatività ovvia

    8. arsub Says:

      Mi pare che qui si stia ponendo prevalentemente il problema dei grossi nomi, delle grandi strutture, degli architetti a giusta o ingiusta ragione considerati star. Ma qui dalle mie parti (Campania) il problema è stato, ed in una certa misura è ancora, quello dei piccoli architetti, dei non-architetti, degli ingegneri incolti, dei geometri improvvisati che hanno deturpato irrimediabilmente posti che solo cinquan’anni fa dovevano essere tutt’altra cosa. Non posso quindi appassionarmi al problema delle skyline o alle contestazioni a Renzo Piano. Qui ovunque ti giri vedi orrori, case addossate mancanti di intonaco, scheletri di palazzi non ultimati, assenza totale di verde e di spazio, e mediamente le stesse case hanno al proprio interno ogni forma di comfort, cinque televisori lcd, tre decoder, mobili costosissimi e via di questo passo. “Soldi e ignoranza”, si diceva, e io aggiungerei dispregio di ciò che anche in misura minima è indirizzato alla collettività, come può essere anche la semplice visione di un palazzo che all’esterno si trovi in buono stato. Il cataclisma possibile qui ce l’avremmo anche a portata di mano, il Vesuvio invocato nei momenti di disperazione, ma come si diceva nel post, vale la pena auspicarlo?

    Leave a Reply