Greetings from
Non so se è stato un presentimento di qualcosa che sarebbe successo, se è stato un caso o un segno del destino. So che l’idea di raccogliere i quasi quattrocento post che nel corso degli ultimi sei anni ho scritto raccontando dei posti che mi trovavo a visitare, in genere per motivi di lavoro, ha iniziato a farsi più forte e sentita verso la fine dell’anno scorso. La sensazione che quel pezzo della mia vita si stesse per concludere era sempre più netta, e oggi mi rendo conto che tutto torna. Perchè tenere quei racconti nel recinto di una raccolta a me dà l’idea della fine del viaggio, di questo tipo di viaggio, significa farli passare dal movimento quotidiano del blog alla cristallizzazione di una cosa chiamata libro. Poi, chissà, magari è solo che voglio vedere simboli dappertutto, anche dove non ce ne sono.
Comunque, qualche settimana fa mi sono messo di buzzo buono, ho rovistato negli archivi, selezionato, cambiato qualche titolo, fatto un po’ di editing, organizzato: 6 anni di vita, uno o due centinaia di voli, qualche decina di migliaia di chilometri di autostrada, 19 paesi, 55 città, 393 post. Antonio Tombolini, al quale va qui un ringraziamento speciale, ha pensato che quella raccolta potesse prendere la forma di un e-book, ed ha deciso di editarlo con la sua Simplicissimus. Il libro si intitola “Greetings from – Partire, guardare, deviare, fare “ooohhh”, tornare, partire”, e lo potete scaricare gratuitamente dalla Simplicissimus Book Farm. Non so se vi piacerà – sarebbe bello saperlo, in modo pubblico o privato a vostra scelta; io ci sono affezionato, per tanti motivi, e in fondo si sa che ogni scarrafone è bell’ a mamma soja. Buona lettura, se vi va, e se vi va fate girare la voce.
Antonio Tombolini, Simplicissimus, Greetings from
E’ iniziata una decina di anni fa. La cosa di viaggiare per lavoro, dico. Olanda, Francia, Spagna. Immagino che già allora avrei dovuto capire che il destino degli anni a venire non sarebbe stato quello di visitare luoghi da cartolina (o almeno, non solo quelli) bensì quello di deviare, guardare i posti restando un po’ di lato, percorrere un grande viale da cartolina e poi farsi incuriosire da una finestra, un’insegna e prendere così una via laterale e poi un’altra ancora e poi perdere definitivamente – e senza rimpianto – la direzione. Dicevo Parigi ed era Drancy, dicevo Eindhoven ed era Son, dicevo Madrid ed era Tres Cantos: una specie di “ho visto cose che voi umani”, ecco.
Sei anni fa è arrivato il blog, e siccome in qualche modo bisognava pur riempirlo ho pensato che avrei potuto raccontare le cose che vedevo quando mi capitava di mettermi in strada per le mie piccole tournées. Perché i viaggi di lavoro questo sono: la valigia del commesso viaggiatore assomiglia molto alla valigia dell’attore: contiene l’abito di scena, il trucco, le carte del copione ripetuto cento o mille volte e ogni volta nuovo, magari senza emozione ma magari con una inaspettata sorpresa. E poi il bar dell’albergo, il ristorante segnalato da un amico, la telefonata a casa, il messaggio tanto atteso o del tutto imprevisto, lo show per portare a casa un ordine oppure l’applauso di un uditorio di seri professionisti, la corsa verso l’aeroporto.
Questo è il risultato della raccolta: una cinquantina di città, una ventina di paesi, tre continenti. Avendoci preso gusto, c’è anche un po’ di turismo, ma è poca cosa. Non saprei dire se esiste un luogo preferito tra tutti quelli dai quali ho scritto imbucandomi in improbabili Internet point all’aroma di kebab o usando connessioni alberghiere a prezzo di rapina. So di avere due scene che mi stanno a cuore: una mattina gelida nel campo di concentramento di Dachau, e un viaggio notturno in taxi a Bucarest in mezzo ad un corteo nuziale fatto di motociclette strombazzanti, con la sposa che viaggiava felice su un trabiccolo degli anni Sessanta e il tassista che suonava il clacson per farci partecipare alla festa – il che, credo, la dice lunga su quello che mi piace del mondo.
Partire è bello, perché si può tornare. E tornare è bello, perché si può ripartire. E ora, via: si parte.
January 31st, 2009 at 16:02
[…] qualcuno avesse pubblicato un libro con i racconti dei viaggi di Squonk, io l’avrei comprato. Qualcuno l’ha fatto e siccome che è aggratise, non c’è bisogno di comparlo, basta scaricarlo. […]
January 31st, 2009 at 17:12
Io le posso già dire che mi piace.
January 31st, 2009 at 22:37
[…] Sir Squonk, del suo ebook in uscita per i tipi di Simplicissimus Book Farm Non so se è stato un presentimento di qualcosa che sarebbe successo, se è stato un caso o un segno del destino. So che l’idea di raccogliere i quasi quattrocento post che nel corso degli ultimi sei anni ho scritto raccontando dei posti che mi trovavo a visitare, in genere per motivi di lavoro, ha iniziato a farsi più forte e sentita verso la fine dell’anno scorso. La sensazione che quel pezzo della mia vita si stesse per concludere era sempre più netta, e oggi mi rendo conto che tutto torna. […]
January 31st, 2009 at 23:03
[…] colpisce ancora. Sir Squonk, al secolo Sergio P., raccoglie edita e pubblica storie che si srotolano per migliaia di kilometri con uno stile sempre […]
February 1st, 2009 at 02:03
[…] ha raccolto i suoi greetings in un e-book . Io li avevo letti volta per volta in questi anni, ma a rileggerli […]
February 1st, 2009 at 08:39
Qualche tempo fa avevo letto le cronache da Las Vegas e me n’ero innamorato. Non sapevo che fosse una consuetudine.
Gran bel lavoro, sir.
February 1st, 2009 at 12:19
Grazie
February 1st, 2009 at 15:03
Alla fine ci sei caduto pure tu, nella trappola. Alla fine dei tempi il Grande Vecchio separerà i blogger, come si fa con il grano e la pula, e metterà da una parte quelli che hanno pubblicato e dall’altra quelli che non l’hanno fatto. E ci sarà pianto e stridor di denti. Da entrambe le parti.
February 1st, 2009 at 18:47
[…] questa è la sensazione dopo aver letto questo post di Sir Squonk (via Mante), che in un certo senso racconta una vita di viaggi di lavoro, un po’ come la sto […]
February 2nd, 2009 at 10:47
Bravo Sir, se poi le servirà una copertina per l’edizione cartacea che qualche editore illuminato penserà di proporle, consideri la mia candidatura.
February 2nd, 2009 at 15:09
Mentre attendo di pàscermene, voglia gradire le mie più sentite congratulazioni
February 2nd, 2009 at 16:51
come estimatore della serie (una volta ci ho anche tentato una parodia, ed è detto tutto), mi permetta un post-editing: toglierei “fare ohhhh” dal sottotitolo.
(cambierei anche “greetings from” con “saluti da”, ma è una storia vecchia e mi sa che non c’è spazio)
February 2nd, 2009 at 17:47
Scaricato e pronto per la lettura: che forte un libro del Sir!
February 3rd, 2009 at 09:45
lo comprerei già a scatola chiusa…
February 4th, 2009 at 06:48
Fa piacere di..non essere soli nell’universo…magari ci saremo anche incontrati in qualche albergo, in qualche aeroporto, in qualche bar…
Il mio viaggio è qui:
http://www.effesessantasei.it/CB.html
– effe
February 5th, 2009 at 12:52
[…] racconti di viaggio, già apparsi sul suo blog a puntate negli ultimi anni. Il libro si intitola Greetings from, Partire, guardare, deviare, fare “ooohhhâ€, tornare, […]
February 17th, 2009 at 00:00
[…] Vabbé, divagazioni che, in quanto tali, mi stanno portando fuori contesto. Ciò che volevo dire – ed è un evento – è che ho appena finito di leggere “Greetings from” di Sergio Pilu. […]
May 11th, 2010 at 15:51
[…] Questo il post di presentazione del progetto. […]
November 24th, 2013 at 17:31
Ho sempre pensato che scrivessi bene e ora ne ho la prova. Continua…sempre…
A.