Colla
L’uomo allunga la mano e porge un sacchetto alle tre persone che lo accolgono con un sorriso stupito. Stanno in cerchio, sul sagrato della chiesa dove i tre passano tutte le loro notti, riparati nell’androne che una volta portava alla sala biliardo, ai cinque birilli. Grazie, grazie, buon Natale, l’uomo dà una lieve pacca sulla spalla a uno dei tre. Mi chiedo cosa contenga quel sacchetto rigido e lucido, giallo e verde. Una bottiglia? No, non regali una bottiglia a tre alcoolisti. Una torta, forse, un panettone, chissà. Mi piace pensare che ci siano tre pacchetti piccoli, tre oggetti. Tre pensieri, che è tutto quel che adesso vogliono, sono pieni del completo stupore che qualcuno abbia pensato a loro, che è quel che tutti vogliamo, tutti desideriamo senza dirlo, che qualcuno pensi a noi, che qualcuno prenda dieci minuti della sua vita e li dedichi a noi, come gocce di colla che ci tengano insieme, a noi, agli altri. Dall’interno della chiesa viene il suono di una chitarra, stanno provando “Tu scendi dalle stelle” e ne fanno una versione blues, che sa di cascina del reggiano e di mattino di ottobre a New Orleans. Guardo il telefono, vedo il simbolo in alto a sinistra, ne guardo i colori, penso a quel sacchetto, leggo. “Buon Natale”. Colla.