Quali cose siamo
Io il design non lo conosco, non l’ho studiato. Sono soltanto uno che guarda gli oggetti, e lo fa senza avere strumenti di conoscenza particolari. Però è bello guardarle, le cose: ed è ancora più bello farlo in certi luoghi, che alle cose sono dedicati. Allora, se vai alla Triennale di Milano puoi entrare al Design Museum, e lì trovi questa esposizione, la trovi per un paio di mesi ancora, si chiama “Quali cose siamo”: e capisci che non bisogna vergognarsi di pensare di “essere” cose: non perché lo siamo noi, ma perché nelle cose ci siamo noi. Le cose sono noi. Te lo dicono la poltrona a pois, e l’abito che Caraceni ha cucito per Totò, e il progetto per una stazione di autobus, e il leone meccanico costruito sui disegni di Leonardo da Vinci, e la composizione di biro col cappuccio rosso, e il tavolo da ufficio e il portafiori fatto in un ospedale psichiatrico e cento altre cose piccole e grandi, comuni oppure eccezionali, prodotte in serie oppure esemplari unici: le cose siamo noi, e se poi uscendo per strada vedi mille cose brutte o, peggio ancora, cammini e cammini e non vedi nulla, ecco, quel nulla siamo noi.