Greetings from Ljubljana 2012 – Casa
Passo questi giorni a Ljubljana a casa di un collega, un signore che per seguire un mio cliente si è trasferito qui, vista castello. E’ strano fare la solita vita – parcheggiare la macchina, aprire il trolley, andare a cena in uno dei ristoranti che nell’ultimo anno abbiamo imparato a conoscere così bene, dormire il sonno spezzato dei giorni che precedono appuntamenti importanti o difficili (non che il sonno degli altri giorni sia lineare: ma ci siamo capiti) – e al tempo stesso non trovarsi nella solita routine – la doccia usando le boccette di shampoo e bagnoschiuma dell’albergo, what’s your room number Sir per la colazione, la televisione con cento canali in dieci lingue. E’ come essere, paradossalmente, persino più ospiti del normale: se lasci qualcosa in disordine non tocca a una cameriera pagata per quello rimettere a posto le tue incurie, ti muovi un po’ in punta di piedi, guardi i particolari della vita vissuta – uno stipite appena scheggiato, un tappeto, i libri nel mobile del salone, cose così. Poi ti svegli, ti prepari, scendi al piano di sotto, apri tutti i cassetti della cucina prima di riuscire a trovare un cucchiaino, incroci il collega in accappatoio che si è svegliato tardi ed ha appena finito la doccia: e ti viene da ridere, un po’.