Chi, per scelta o avventura, frequenta questo blog di periferia, sa dell’idiosincrasia che il suo gestore ha nei confronti degli emoticons, le famose/famigerate “faccine” che dovrebbero esprimere sensazioni unendo laocoonticamente i segni di interpunzione.
Leggo, con piacere seppure di fretta, di blogger che lanciano una meritoria campagna contro alcuni acronimi che infestano la blogpalla. Mi associo incondizionatamente – e mi si perdoni il secondo inutile avverbio di modo.
Insomma, se c’è una cosa bella del blog è la possibilità di scoprire gente che scrive bene. Che usa ed ama usare le parole per quello che sono, contenitori di significato e di emozioni, che è anche capace di torcerle per estrarre significati ed emozioni nuovi e diversi.
Intendiamoci, il sottoscritto non è esente da colpe (ergo, predica bene e razzola male), ed avreste dovuto leggerlo quando lavorava in una multinazionale americana: un profluvio di asap, btw, fyi. Ma c’è un tempo per peccare, ed uno per redimersi. E poi, cazzo, comunicavo con gente che buttava gli occhi sul Pacifico, mica con gli eredi di Dante Alighieri o Michele Serra (è il primo nome che mi è venuto in mente, cambiatelo a piacere). Per scrivere bene, davvero, non c’è bisogno di acronimi; specie se si abbisogna di una legenda per interpretarli.
Manteblog, Luciano Giustini e – purtroppo – Falso Idillio