Greetings from Atlanta – 11. Mike and the chicken wings
A volte, capita che di un viaggio ti rimangono in testa e nel cuore cose strane, alle quali non avresti pensato. Cinque minuti in una chiesa battista. E una sera passata a bere birra, mangiare chicken wings intinte nel blue cheese e guardare il Monday Night Football insieme a un cinquantenne, nato a New York e trapiantato in Florida, che gira gli Stati Uniti fornendo servizi informatici a medici e strutture ospedaliere. Gli ho spiegato la differenza tra il prosciutto di Parma e quello di San Daniele, lui ha ricambiato spiegandomi quando un pitcher vince una partita, cos’è un ERA (capito al cinquanta per cento), cosa è un RBI (zero per cento) e perchè gli americani amano le statistiche (look, what are stats? Figures, put one against the other, to show which one is the best. This is what Americans love, to be the best – that’s why they love stats). Alla fine ci siamo stretti la mano, e – saranno state le quattro pinte a testa e le curve di Folon, una vera cameriera di Hooters – mi ha detto it’s been a great meal, thank you very much ed io ero così imbarazzato che ho balbettato un ringraziamento incomprensibile. Poi, dentro in metropolitana.