Il fatto è che la nostra civiltà, se proprio vogliamo parlare in termini di noi e loro, è sempre più incapace di guardare fuori dal proprio ombelico. Non siamo più capaci di dialogare con nessuno eppure abbiamo la presunzione di voler portare la civiltà, la democrazia e gli iPod in casa d’altri (magari con le bombe). E poi ci stupiamo delle reazioni. Bah.
Credo che Carlo tagli volutamente il concetto a colpi d’ascia, ma trovo che abbia più di una ragione. Non viaggio quanto capita a lui, ma il piede fuori dai patrii confini lo metto diverse volte all’anno; e ogni volta vedo cose, persone e comportamenti (figli della cultura e della storia) che mi lasciano ammirato, che mi fanno capire quanto di bello e buono (e brutto e cattivo, ovviamente) c’è fuori dalla porta di casa. Questo mi succede non solo quando vado negli Stati Uniti o in Germania o in Spagna: mi è capitato nei monti dell’Atlante o ad Ankara vecchia, per dire. Mi fermo, perchè capisco che sto imboccando una deriva alla “oh quanto è buono il buon selvaggio”. Però, temo che quella presunzione di cui scrive Carlo derivi spesso da una ignoranza immersa nella buona fede: e, sinceramente, è proprio questo che mi fa paura.
Brodo Primordiale