Deragliamenti
A poche pagine dal termine dell’ultimo libro di Alessandro Baricco [1], e prima di arrivare a leggere le sue conclusioni [2], continuo a pensare che il vero difetto del libro medesimo non sia l’arrivare con qualche ritardo a teorizzazioni più o meno fondate, bensì il titolo. Perchè Baricco è fin troppo uomo del nostro tempo per aver deciso di usare il termine “barbari” dandogli lo stesso significato attribuitogli dagli antichi greci e da San Paolo – stranieri: no, Baricco usa l’aggettivo sostantivato proprio come lo usiamo tutti, quotidianamente, per indicare i selvaggi, quelli che non solo non hanno cultura ma vogliono distruggere anche quella (superiore?) che incontrano sulla loro strada. La prima parola del libro lo indirizza, nell’atteggiamento e nel merito, facendo deragliare a ogni pagina le (molte) intuizioni giuste che lo riempiono.
Internetbookshop, Wikipedia
[1] Si pregano i lettori di evitare commenti da salotto buono della letteratura. C’è chi ascolta i Beatles e chi passa intere serate a guardare Celentano o Morandi, lo ricordo senza polemica.
[2] Che qui non saranno discusse, nemmeno dopo averle lette.
December 9th, 2006 at 16:26
Anche perché ascoltare i Beatles fa bene al cuore 🙂
December 9th, 2006 at 17:15
Io invece credo che Baricco sull’equivoco ci abbia giocato alla grande, creando di conseguenza un (volutissimo) effetto straniante. Cioè: lui, accusato da molti di essere uno scrittore di plastica (e cioè “barbaro”, secondo la sua definizione), scrive un libro sui “barbari” ponendosi chiaramente al di qua della linea di demarcazione della non-barbaricità, ma al contempo spiegando chiaramente che i “barbari” non sono affatto i distruttori della cultura, bensì i suoi riorientatori, ovvero i portatori di un nuovo modo di fare esperienza del mondo. A me è parso un esercizio interessante.
December 9th, 2006 at 17:30
-°BURP°- va bene cosi’ il commento, o non è abbastanza people?
December 9th, 2006 at 18:18
Concordo con farfintadiesseresani su quasi tutto. Il testo di Baricco è un portar per mano il lettore dalla definizione barbari = selvaggi (connotazione valoriale) a barbari = stranieri (dato di fatto), per cui l’uso ambivalente del termine barbaro è perfettamente funzionale allo scopo del libro, che è effettivamente esperimento interessante, per quanto IMO non riuscito.
December 9th, 2006 at 22:43
Commento fuori tema: Squonk e Massimo Gramellini sulla Stampa hanno avuto la stessa idea nello stesso giorno: parlare di Baricco (l’articolo di Gramellini è qui: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=41&ID_articolo=198&ID_sezione=56&sezione=).
Oppure c’è un’altra soluzione: Gramellini è Squonk in uno dei suoi più riusciti travestimenti.
Detta la stupidaggine, vi auguro la buona notte
December 10th, 2006 at 18:02
Sasaki: al suo magari; io, preferendo vivere, ne evito l’ascolto.
FFDES+Marco: vero, ma fino a un certo punto. Il libro è tutto un tira e molla, uno sbattere prima su un vetro e poi su un muro come una mosca ubriaca, un vorrei ma non posso accompagnato da un posso ma non voglio. Detto questo, rimane uno dei libri più interessanti che ho letto negli ultimi mesi.
Acido: mapercaritadiddio, ha un’età (lei, mica Baricco, giovane-per-sempre)
Carlo Felice: sapessi scrivere una volta all’anno dieci righe come quelle che Gramellini scrive almeno una volta alla settimana, ecco. E comunque, Gramellini ha ragione tutta la vita.
December 10th, 2006 at 19:37
io lo so che poi si passa per pomposi snob, e personalmente non ho nulla contro la divulgazione. anzi, in molte materie senza la divulgazione sarei ancora più analfabeta di quel che sono. mi fa solo un po’ strano quando il divulgatore si tiene il mento con la sinistra e con la destra dipinge scenari vasti e profondi, che tuttavia non scaturiscono dalla sua mente corrugata ma per lo più dalla cattiva abitudine di non citare le fonti, oltretutto quasi sempre malamente accozzagliate e mal comprese.
e gramellini, magari scrive bene, ma scrivere bene non ha a che fare anche con la sensatezza degli argomenti scritti, con un minimo di solidità, di logica?
Invece: siccome scarpa è sconosciuto ma è trattato bene da qualche critico (molto pochi, per la verità), mentre baricco non è apprezzato dalla critica ma è conosciuto assai, e siccome secondo gramellini scarpa è scarso, varrebbe la reciproca: baricco dev’essere bravo. secondo quale logica balzana? non possono essere scarsi entrambi?
altro argomento: siccome all’estero (questo estero…) i divulgatori sono apprezzati, allora chi pensa che come scrittore baricco sia kitsch sbaglia, perché anche lui nel tempo libero divulga. Ma i divulgatori sono apprezzati come divulgatori e se fanno bene i divulgatori, non sempre e non come, che so, atleti o ballatori di liscio o letterati. E poi, Baricco è un bravo divulgatore? Secondo me no, perché non tratta con umiltà le fonti, non le cita – non le conosce?? – (ragazzi, de kerkhove, o castells, o levy per dire i primi, son venduti in libreria, non c’è la censura), fa il pensatore senza averne tempra, logica e profondità, e alla fine accredita vere sciocchezze (certe ficcanti analisi sul mutamento antropologico derivante dal surfing in rete sono degne di un alberoni fatto di zabov).
Ancora: siccome fa leggere chi non legge, è sbagliato criticare il suo stile di narratore. Ma anche liala e dan brown fanno leggere chi di solito non lo fa, e va benissimo, lodiamoli pure, per carità, ma non è che diventano kafka per questo. liala resta liala. perché baricco non deve restare baricco?
Ancora: siccome la cultura non sa parlare al popolo (oddio… il popolo è bue per definizione?) e questo è sbagliato (perché? che rapporto c’è tra il parlare o non parlare al popolo e il valore di ciò che viene detto?) allora chi parla al popolo è un bravo scrittore (uh? no, al massimo è un bravo parlatore al popolo, che c’entra la letteratura?).
December 10th, 2006 at 21:57
Sir, avrebbe voglia di elaborare un po’ la sua tesi su questo libro che prima (per quel che ho capito) stronca e poi definisce uno dei più interessanti degli ultimi mesi ?
December 11th, 2006 at 09:41
Marco: non l’ho mai stroncato. Ho solo detto che la prima parola del libro ne indirizza la lettura, e non sempre gli sforzi di Baricco di fare il traghettatore di senso vanno a buon fine. Fatta questa premessa, ho trovato il libro molto interessante: mi ha fatto riflettere, mi ha fatto considerare alcune questioni da un diverso punto di vista. Non capita tanto spesso, e non è poco, a prescindere dal fatto di concordare su tutto, su molto o su poco di ciò che Baricco scrive.
BG: a me pare che Gramellini voglia solo dire che Baricco (e Nove, e Scarpa, e probabilmente chiunque altro) viene giudicato fin troppo frequentemente a partire da un pre-giudizio. Tutto qui.
December 11th, 2006 at 10:09
[1] i gusti iè i gusti come disìa kel che metia i bale sotto il treno per sentire ol sciok!!!
December 11th, 2006 at 18:50
b.georg, non vale, lei si è permesso di fare un commento (che sottoscrivo) completamente OT quando TUTTI (diciamo molti) abbiamo avuto il prurito alla mani e avremmo voluto fare un commento simile al suo ma ce ne siamo astenuti per rispetto all’ argomento del post.
Si vergogni.
December 12th, 2006 at 11:59
c’è chi può e chi non può
io può