Greetings from Chicago – 6. Dove i telefoni non suonano
Tutte le città americane che conosco, persino quell’insensato agglomerato di palazzi abitati unicamente 9-till-5 nei giorni feriali che risponde al nome di Orlando, hanno una zona di verde, pace e tranquillità che pare presa da una favola o da un film sulla nobiltà rurale inglese. Qui è l’immensa area che racchiude il Field Museum, lo stadio di Soldiers Field, lo Shedd Aquarium e l’Adler Planetarium. Sarà che è sabato, che ci si avvicina all’ora di pranzo, che dal cielo arriva qualche sparuto raggio di sole: sembrano tutti completamente rilassati, i ciclisti, i pattinatori, le coppie che si tengono a braccetto, i pescatori, le madri sole che spingono il passeggino. Dal planetario, tra l’edificio e la statua di Copernico, si rimane fermi a guardare incantati una vista semplicemente straordinaria, e voltando la testa si incrociano le acque di questo lago enorme, che vanno avanti all’infinito, a perdita d’occhio come gran parte della natura americana. Mi sembra di non sentire nemmeno lo squillo di un telefono.
October 14th, 2007 at 15:20
Lei continua a rigirarmi il coltello nella piaga. Ormai me ne sono andato da sette anni, ma Chicago continua ad essere il solo altro posto dove vorrei tornare a vivere (e questi suoi post mi fanno venire malinconia). Il planetario poi, e tutta la zona intorno, è sempre stato uno dei miei posti favoriti. Noi expat, e i nostri amici chicagoans, avevamo una piccola tradizione domenicale: ci vedevamo lì fuori e poi facevamo una passeggiata e finivamo invariabilmente a mangiare dim sum a Chinatown. Una volta facemmo un christmas party al planetario, affittandolo per una sera, e ancora mi ricordo i cumuli di neve, la meridiana lì fuori tutta imbiancata, il freddo pungente e la skyline vista di notte. E’ uno dei ricordi più vivi che ho, insieme alla prima volta che arrivai a Chicago al tramonto, percorrendo lake shore drive mentre sembrava che le luci del Drake si accendessero una ad una.
October 14th, 2007 at 15:33
Guardi, ci sono solo tre persone con le quali vorrei essere qui adesso (non esattamente nella camera d’albergo, cerchiamo di non fraintendere), e lei ne fa parte.
October 15th, 2007 at 16:45
Non saprei da che parte iniziare a raccontare quanto ho amato questa città, però ecco, se potessi tornarci la prima cosa che farei è andare a correre a Oak Park, anzi no, tornare a correre su Lake Shore Drive e poi al Bean. Ma anche prendere la El a caso e guardare fuori.
Se la nota spese è generosa vada a cena all’One Sixty Blue.