Le forme dell’amore
So che arrivo buon ultimo, al termine di qualche migliaio di anni di storia e di letteratura al riguardo. Pensavo questa notte, guardando la puntata dei Soprano nella quale AJ prova a suicidarsi, la puntata nella quale Tony dice a Carmela che si sente nuovamente depresso e lei gli risponde dura ma non doma “Hai giocato con la depressione fino a diventare depresso veramente, e hai coinvolto tuo figlio”, la puntata che si chiude in una corsia di ospedale con Tony che mette una mano sulla spalla di AJ e quel che si vede sono due persone senza speranza a dispetto di quel che hanno e potrebbero avere dalla vita, pensavo che tanto spesso essere padri ed essere figli si rivela la cosa più difficile del mondo, ognuna a modo suo, e dev’essere per quello che capita di pensare al padre (o al figlio) e sentirsi senza parole, semplicemente sull’orlo del baratro, con la sensazione che le cataratte siano pronte ad aprirsi e allora a quel punto hai bisogno di spegnere il cervello – o la televisione – sapendo che non potresti resistere, hai bisogno che qualcuno cambi discorso, hai bisogno di un break qualsiasi anche se sai bene che dopo qualche ora di sonno tuo padre o tuo figlio saranno ancora al loro posto, purtroppo e per fortuna. E pensavo che in quella frase di Carmela Soprano c’è tutta la millenaria saggezza e forza delle donne, quella che noi maschi non abbiamo e possiamo solo provare a sfruttare: e se a volte riusciamo a non andare del tutto in pezzi, questo succede non per merito nostro, ma solo per riconoscenza nei confronti delle donne che ci stanno a fianco, per pagare un debito. Suona poco romantico, ma è amore anche questo.