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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    24/06/2003

    Filed under: — JE6 @ 23:12

    Piccola domanda, prima di andare a nanna
    Ma chi cazzo può andare a vedere “2 Fast 2 Furious”? Dopo il trailer, mi sono attaccato alla bottiglia di spuma Spumador, tipo 1938.

    Filed under: — JE6 @ 23:02

    Regole
    A Milano, tra qualche tempo, sarà praticamente impossibile riunirsi nei parchi pubblici in gruppi composti da più di due persone. Per maggiori dettagli, potete leggere qui.
    Ora, che la misura sia stata presa dall’attuale amministrazione comunale per scopi che hanno a che fare con una gestione a dir poco criticabile dell’immigrazione (di qualunque etnia, benchè svizzeri e statunitensi non siano in cima alle preoccupazioni di Albertini), questo è fuori di dubbio.
    Ma l’ordinanza comunale vale – come è ovvio – per tutti i cittadini, indigeni e non. Vedremo se i tutori dell’ordine saranno ligi ed imparziali. C’è modo di dubitarne, purtroppo.
    Ma, almeno per quanto mi riguarda, mi auguro che questo avvenga. E me lo auguro per un paio di motivi: il primo è che – piaccia o no al nostro nuovo collega blogger Cesare Previti (scordatevi il link, non sporco la tastiera) – si dice che la legge è uguale per tutti, ed a me piacerebbe averne una dimostrazione tangibile.
    Il secondo motivo è che la quantità di italiani (nel caso specifico, di milanesi) che si comportano in modo talmente incivile da giustificare questa ed altre misure coercitive è straordinariamente elevata. E’ umiliante vedere quanto poco teniamo alle nostre cose, e lo è ancora di più facendo il confronto con ciò che si vede in tante città del mondo.
    So che suona tristemente esterofilo, e forse lo è. Ma ho visto con i miei due occhi e le due lenti che li riportano alle dieci diottrie i padroni dei cani newyorchesi infilarsi il guanto di plastica e raccogliere le… come si chiamano? deiezioni, ecco, dei loro amici a quattro zampe. Sono passato di persona in Bryant Park, in piena Manhattan, dopo che un migliaio di persone vi hanno passato la pausa pranzo, e notare la quasi totale assenza di sacchetti di plastica, e bicchieri, e macchie d’olio. E chi è stato in St. James’ Park, sì, proprio quello sul quale danno le stanze da letto della Regina Elisabetta, sa quali e quante cure vi prestano i londinesi – tali e tante da contagiare anche buona parte dei turisti italiani che si trovano da quelle parti.
    Piccoli e demagocici esempi, so bene anche questo. A farli, si passa da liberticidi e reazionari. Mi rattrista molto, perchè voto a sinistra da quando avevo diciotto anni, ed in certi panni mi sento a disagio.
    Ma non so cosa farci. Ho la spiacevole sensazione che, se non ci comportassimo come in realtà ci comportiamo, non daremmo motivo di mettere nero su bianco leggine di questo genere; neanche agli amministratori più beceri, trogloditi e fascistoidi. Talvolta, temo che abbiamo solo e semplicemente ciò che meritiamo.

    Filed under: — JE6 @ 12:02

    E chi se ne va, da un posto così?
    Io, no di sicuro. Nei manuali medici, si parla di masochismo.

    Filed under: — JE6 @ 09:01

    My name is Squonk
    [Carla Benedetti, ennesimo troll che affligge la nostra già problematica esistenza, ha colpito ancora. Il blog-manager di Squonk ha già abbondantemente spremuto i suoi neuroni per risponderle in altra sede. Allo scopo di ottimizzare gli sforzi, qui di seguito è riportata la risposta]
    Gentile Signora, continuiamo pure a darci del Lei, chè anche nella blogosfera un minimo di etichetta non fa male.
    Dunque, per Lei, la questione del nome è davvero importante. Non a torto, credo. Allora cerco di capire meglio: Lei, il suo nome, se lo è scelto? No, non credo. Io nemmeno, ovviamente, ho scelto il mio. Ci hanno pensato i miei genitori. Ma il mio nick, ecco, quello è frutto di una mia scelta. Qualcuno fa una scelta semplice, e si crea un nick, ad esempio, semplicemente con le iniziali del suo nome e cognome “vero”, quello che si trova sulla carta d’identità. Altri, invece, ci pensano, magari buttano giù una lista, e poi scelgono ciò che meglio li rappresenta.
    Ecco, questo è un punto che Le sfugge: il nick è una rappresentazione, espressione di una identità “scelta”, consapevole: altro che massa di girini. I girini non hanno nome, i blogger sì. Anzi: i blogger hanno IL nome. Quante “Carla Benedetti” ci sono in Italia? E quanti “Squonk” ci sono in Italia? Temo che le cose stiano proprio all’opposto di come Lei le descrive.
    Ma ciò non mi stupisce più di tanto, perchè Lei mostra – purtroppo, per la seconda volta – di conoscere poco questo piccolo mondo, fatto di meno di ventimila persone in Italia. La faccenda dei blogger di serie A e di serie B, ad esempio: guardi, che Luca Sofri stia in serie A è indubitabile (amato e detestato come la Juventus, per capirci). Ma, santodio, prendere come esempio PersonalitàConfusa come blogger di Serie B per la faccenda del nick, mi perdoni, ma La espone al ridicolo: se non altro perchè, agli occhi di molti, PersonalitàConfusa è andata in serie B proprio a causa del disvelamento della sua identità… E poi: “chi parla del blog non è nel blog”. Guardi, se c’è un dibattito che non abbandona mai la blogosfera, riguarda proprio il blogger che parla del blog dove si parla dei blogger che parlano dei blog che… ci siamo capiti.
    Sinceramente, questo Suo secondo intervento mi fa tornare alla mente quel vecchio detto veneto, che tradotto suona circa “peggio la toppa del buco”. Ma son cose che capitano.