Dicono che i calciatori inglesi non sono tecnicamente più scarsi degli italiani o degli spagnoli: è che si allenano con il freddo, il vento e la pioggia, e allora devono correre e correre e correre – per tenersi vivi, più che altro, e non importa se al posto dei piedi hanno delle forchette da barbecue: tutte le strade portano a Roma, e tutti i palloni arrivano in porta: prima o poi.
In quest’area di Hyde Park, verso lo Speaker’s Corner (quante volte mi è capitato di passare qui? E mai una volta che mi sia capitato di vedere qualcuno tenere concione: ormai credo che sia una leggenda metropolitana) ci sono centinaia di ragazzi che giocano a pallone. Letteralmente: centinaia. Certo, lo spazio non manca. Quattro borse per fare i pali delle porte, sei o sette da una parte e sei o sette dall’altra, e via a correre dietro al pallone. Non piove, ma tira vento e fa quasi fresco: così, palla lunga e pedalare, tiri da dietro la metà campo, campanili sbilenchi, cross a banana – tutto il campionario che si può immaginare. Ma sembra che si divertano tutti: e tanto basta.