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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    18/02/2010

    La partita di pallone

    Filed under: — JE6 @ 09:00

    La donna apre lentamente gli occhi. Si sposta sulla poltrona, sente il formicolio del braccio sul quale si è addormentata chissà quante ore prima, lo stende, muove le dita della mano intorpidita. Dal televisore arrivano le voci indistinte di un quiz. Guarda le ore, cerca di capire la posizione delle lancette sul quadrante del minuscolo orologio da polso dal quale non si separa mai; le nove di sera. Si chiede quanto tempo ha dormito, si rende conto di non aver fame, di non avere voglia di nulla. Le capita spesso da quando è andata in pensione. Allunga la mano verso il tavolino cercando un pacchetto di sigarette, lo trova, ne sfila una, la porta alla bocca senza accenderla. Decide di farsi forza, di alzarsi. Va alla grande finestra della sala, scosta le tende, dà un’occhiata ai vasi di fiori sul davanzale – orchidee, viole, ciclamini -, gli stessi fiori che piacevano a sua madre, quella che le diceva che una casa non merita di essere abitata se non ha fiori freschi e piante curate. Guarda la via. In strada un gruppo di ragazzini gioca a pallone, un passo carraio come porta e due corsie per la sfida; la scena le strappa un sorriso, pare impossibile che in una via di Milano si possa ancora giocare a pallone senza essere travolti da automobili lanciate per evitare il semaforo rosso, li osserva, vede i giubbotti appoggiati sui cofani di due macchine parcheggiate sul marciapiede, ascolta lo strano silenzio di una sera d’inverno rotto solo dalle voci di sette adolescenti sudati che si chiamano il pallone e imprecano a ogni errore. Per un momento le pare di essere tornata indietro nel tempo, nel suo paese della Bassa, le sembra di vedere suo fratello giocare a pallone con gli amici, quelli della scuola e del catechismo e della banda; non si chiede dove sono adesso quei ragazzi, che fine hanno fatto – non lo sa nemmeno di suo fratello. Si gode i due minuti di pace, poi richiude le tende e si muove verso la cucina per farsi un caffè. Dalla strada arrivano delle grida, qualcuno ha segnato il gol della vittoria.

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