L’altra sera ascoltavo Michele Serra; parlava del mondo – in particolare di quel pezzo di mondo chiamato Italia, di quel pezzo più piccolo chiamato Milano e di quel pezzo ancora più piccolo chiamato Ozzano nell’Emilia – e parlava di se stesso.
Serra è uomo di sinistra, da lungo tempo. E’ uno che è venuto su combattendo suo padre e la borghesia di cui questo faceva parte, e che oggi, per molti motivi, si ritrova ad essere parte integrante e consapevole proprio di quella borghesia. Seppure con qualche concessione al tempo che fu (ad esempio: tutti i guadagni oltre i 5-6 milioni di euro/anno andrebbero tassati al 95%), dice e scrive cose che non saranno di destra, ma nemmeno sono ascrivibili alle bandiere rosse che ha sventolato in gioventù. Serra è l’esempio vivente della sconfitta di larga parte della destra e di altrettanta parte della sinistra di questo paese; mi pare che lo sappia, e mi pare che non ne sia contento. Io ho circa quindici anni meno di lui, e mi sento esattamente allo stesso modo.