Stanze di vita quotidiana
Il padrone di casa porta in cucina un vassoio carico di posate e piatti sporchi, e lo mette nel lavello. E’ tardi, per lavare tutto ci sarà tempo domani. Torna fuori, e mentre sta per fare un secondo carico di stoviglie si ferma a guardare il grande prato che fino a un’ora prima era pieno di gente. Come in un flash-back di un film lo rivede, se lo figura come una grande casa all’aperto, là l’ingresso, più avanti l’enorme sala da pranzo, il luogo dove tutti si riuniscono e mangiano e bevono, il posto dove stanno tutti insieme. Il bagno, con l’andirivieni di mani da lavare e trucchi da rifare. Più in là le stanze, una per ogni gruppo, una per ogni capannello, dove ci sono i simpatici e dove ci sono i seriosi, qualcuna con la porta spalancata, qualche altra con la porta socchiusa, vede quelli che camminano nei corridoi, entrano in una stanza e subito ne escono perchè non sanno né cosa si dice né come lo si dice, quelli che sono a disagio sempre e comunque e quelli che sanno capire tutto con un’occhiata. Il padrone di casa rivede i brindisi, rivede quelli che volenti o nolenti raccolgono le confidenze di tutti e le cose proprie possono e devono tenerle per sé, il sole a picco, le carte delle confezioni dei regali, i saluti di circostanza, ciao, alla prossima, e quelli speciali, quelli con le labbra che si fermano sulla guancia una frazione di secondo in più e la mano si appoggia leggera alla nuca, cerca di stare bene, anche tu, sì. Il padrone di casa si sente toccare sulla spalla, a cosa stai pensando, a nulla, dai finiamo di mettere a posto e andiamo a dormire, mette la mano in tasca, guarda il telefono, trova un messaggio che dice semplicemente grazie, sì adesso porto dentro quei due vassoi e vengo a letto.