Troppo successo
[Il titolare è tornato a casa. E’ stata lunga, più che dura, ma ce l’ha fatta]
Tra i tanti fattori del successo e, soprattutto, dei floridi conti economici di Ryanair, c’è il tasso di occupazione dei posti offerti. Per far volare un aereo si sostengono dei costi fissi: ad esempio, il pagamento degli slot alle aziende aeroportuali e gli stipendi del personale di volo e di quello di terra. Se sull’aereo salgono poche persone, è probabile che il volo sia “in perdita”; se ne salgono tante, è probabile che il volo sia “in attivo”.
Per una compagnia low-cost come Ryanair, la questione è della massima importanza, proprio perchè il contributo che arriva da ciascun passeggero al pagamento dei costi generali è assai modesto.
Ecco, Ryanair ha un tasso di occupazione molto elevato: vado a memoria, tra l’85 e il 90%. Una percentuale che le compagnie tradizionali si sognano (tranne alcune eccezioni, come Alitalia sul Milano-Roma).
Tutto bene, anche per il viaggiatore che oggi può permettersi di fare un andata-e-ritorno di duemila chilometri spendendo l’equivalente di un pieno di benzina.
Tutto bene fino a quando non capita un intoppo. Anche leggero, come un banco di nebbia. Allora il meccanismo si inceppa, e, apparentemente, in modo quasi irrimediabile. Perchè non puoi prendere 50 o 100 o 150 passeggeri e spostarli su un altro volo: vuoi perchè non hai un altro volo, vuoi perchè, se ce l’hai, è già pieno. Avreste dovuto vedere l’aeroporto di Charleroi, ieri mattina: il concetto di bolgia dantesca in 3D, per capirci. Insomma, nella forza si nasconde la debolezza, che emerge per il caso, per il volere del destino cinico e baro. Se vi sia una morale in tutto questo, non lo so: credo di sì, ma ci devo pensare.