Si poteva evitare?
A quanto pare, sì, qualche decina di migliaia di persone sarebbero ancora vive se.
Se ci fosse stata una rete di rilevatori marini, una rete di boe di superficie, una rete di satelliti, un centro di raccolta e smistamento informazioni, una struttura di comunicazione con i cittadini. Eccetera.
Adesso, tutti a dire “Però, vedi le Hawaii, uno tsunami alla settimana e non hanno mica problemi”. Oh, certo. Ma anche da quelle parti si sono decisi a spendere i loro bravi soldini solo dopo essersi visti rasare le isole (casa di Magnum P.I. inclusa) un paio di volte. Come dire, le esperienze degli altri non servono mai a nulla, altrimenti anche a Tolmezzo, a Gubbio e ad Avellino avremmo costruito le case antisismiche come a Tokio, no?
December 28th, 2004 at 10:41
E poi, va detto, alle Hawaii i soldini da spendere ce li hanno 🙁
December 28th, 2004 at 11:40
cavolo! qui in ufficio da me si è appena spenta una discussione con un collega che sosteneva la tua stessa tesi…
lo tsunami è una delle peggiori calamità.
è la cosa più temuta anche in Giappone, perchè, mentre le case dei Giapponesi magari stanno su anche col peggiore dei terremoti, l’acqua è inarrestabile, e prova a far evacuare milioni di persone dai “dintorni” della costa… e poi lo tsunami è tanto peggiore quanto più basso è il livello del mare, perchè l’energia immagazzinata fa alzare sempre di più l’onda, che nasce d un paio di metri in alto mare e poi… fai le dovute proporzioni…
sofisticati rilevatori marini non servirebbero, visto che questo terremoto è comunque stato rilevato da tutti i sismometri del mondo… e poi dove sarebbero andate 27000 persone? (o forse più?…)
per quanto riguarda le Hawaii, ti posso dire che uno tsunami alla settimana non ha la stessa entità di uno che arriva ogni 100 anni… e forse alla lunga gli si può far fronte…
non sono un’esperta, ma un po’ ho studiato di queste cose…
e ti assicuro che nè la gente di Tolmezzo, nè quella di Gubbio, nè quella di Avellino si farebbe una casa antisismica… costano troppo…
tutto questo non per fare sfoggio di cultura (ci mancherebbe!) ma solo per dire che, purtroppo, secondo me, NO, NON SI POTEVA EVITARE.
CIAO.
December 28th, 2004 at 11:56
Può essere che sia come dici tu.
Intanto, leggo dalla prima pagina de “La Stampa” di oggi (Luigi Bignami): “La tecnologia oggi non manca. Esistono sensori di pressione che tengono sotto controllo i fondali marini. Esistono boe in contatto con i rivelatori posti sul fondale e dotate di altri sensori di superficie. Esiste una rete di satelliti che ricevono il segnale di allarme dalle boe e lo rilanciano alla Protezione civile dei Paesi interessati. E’ una tecnologia raffinata e solo relativamente costosa. Perfettamente alla portata di Paesi come il Giappone e gli Stati Uniti. Ma non di Paesi come l’Indonesia, la Thailandia, il Bangladesh, l’India, la Malaysia, lo Sri Lanka. Anche per motivi economici, ma ancora di più perchè una cultura della prevenzione non si improvvisa, richiede un alto livello di civiltà complessiva. Per creare questa cultura c’è molto da fare (…) Ultima lezione. Ci sono Paesi esposti a tsunami che si levano di pochi metri sul livello del mare. Lì non basta lanciare l’allarme in tempo. Ma là dove sarebbe possibile costruire più in alto, perché riempire di cemento le coste? Prevenzione e speculazione fanno rima, ma non vanno d’accordo.”
Insomma: lo tsunami non puoi evitarlo, ma puoi evitarne una buona parte dei danni, specie quelli che vanno sotto il nome di “vite umane”.
Quanto a chi, in Carnia o in Umbria, non si costruirebbe mai una casa antisismica perchè costa troppo: beh, mi sembra un’altra dimostrazione della non volontà e/o dell’incoscienza, non dell’impossibilità.
December 28th, 2004 at 14:34
tu hai ragione ad essere così… scandalizzato.
forse il mio tono era troppo lucido per lasciar trasparire che in realtà era il tono di una persona già lucidamente scandalizzata…
ho letto anch’io in questi giorni e oltretutto so (ho studiato sismica e ho fatto la tesi sul recupero degli edifici dannneggiati dai sismi, nella vita progetto strutture e conosco gli accorgimenti che rendono una struttura “antisismica”) che ci sono diverse tecnologie per prevenire e “curare”…
ma… (e lo dico non con cinismo, ma con la tristezza di che ha preso atto dei fatti) …queste tecnologie non sono per i “poverini” (è per loro che a me dispiace) che hanno perso la vita in questo disastro… non sono per quelle che tu mi ricordi essere delle “vite umane”.
queste tecnologie nascono dalla scienza e hanno fine in essa. non sono per l’uomo.
gli Stati Uniti se le possono permettere, ma allora perchè in California e dintorni si continuano a costruire le case di legno aspettando che arrivi “The Big One” che le raderà al suolo tutte?
perchè in fondo c’è anche questo da dire: la Natura non ha pietà, ed è ben poco quello che possiamo noi contro di Lei. il terremoto è la loro spada di Damocle: un giorno si abbatterà su di loro, e loro lo sanno, e sanno che perderanno tutto, forse anche la vita. anche i 27000 morti lo sapevano, ma non sono “disciplinati” come i giapponesi che hanno dei piani di evacuazione (che possono funzionare magari con eventi minori…) e sono rimasti sotto l’onda.
e poi, pensiamo al nostro piccolo: le tecnologie non sono neanche per “noi poverini”… il nostro “mondo tecnologico” non è ancora riuscito a togliere la gente dai container dopo anni, pensi che potrà dar loro delle case antisismiche?…
il nostro mondo tecnologico non riesce neanche a partorire una normativa antisismica (ci sono continue proroghe) perchè sa che non ce la farà a sostenerla… credimi: è così.
viviamo in un mondo in cui la seconda notizia dopo quella che uno tsunami ha fatto 27000 morti è che i calciatori Maldini e Zambrotta sono al sicuro all’aeroporto. dove se non hai un nome non conti nulla. neanche se sei in 27000… purtroppo…
sono scandalizzata quanto te, ma la penso come prima.
ciao
December 28th, 2004 at 19:45
In realta’ le cose non sono cosi’ semplici, anche volendo spendere soldi in sensori, e il fatto che ci siano stati 60000 morti lo conferma(dato ancora incompleto): un terremoto come questo avviene una volta ogni 100 anni, e l’oceano indiano è molto meno esteso dell’Atlantico o del pacifico: in un’ora e mezzo o due ore un’onda arriva da Sumatra al subcontinente indiano e alla Somalia. Anche ammettendo che si dia l’allarme subito, in due ore, dove li sposta due milioni di persone in isolotti in un’area densamente popolata e dove esistono poche alture? organizza un ponte aereo, li’ su due piedi?
Per le case antisismiche: basterebbe eliminare i balconi e utilizzare meglio materiali esistenti. Non e’ detto che costino di piu’. Solo che in un paese dove il condono edilizio e’ principe conviene tirar su case come mazzi di carte.