Lacerazioni
Sabato sera guardavo Fedele Confalonieri intervistato da Fabio Fazio. Lombrosianamente parlando, Confalonieri è il Milanese-che-fu. Come Gino Bramieri, per dire. Il cumenda cunt el coeur in man, arricchito da buone letture e altrettanto buoni ascolti.
Mi pareva sincero quando magnificava i successi imprenditoriali del suo amico e datore di lavoro. E mi pareva – ma chissà – che al tempo stesso si chiedesse “tu guarda cosa mi tocca fare”, forse pensando che ai cumenda si addice maggiormente piazzare mattoni su mattoni là dove una volta c’era l’erba, e persino mostrare in televisione delle belle tette grosse e morbide come meloni, piuttosto che avere a che fare con il manuale Cencelli, i pranzi al “Bolognese”, gli avvocati presidenti del circolo canottieri. Il fatto è che i grattacieli sono più alti della Madonnina, al posto di Helenio Herrera siede Roberto Mancini, Gino Bramieri è morto. Così, Fedele Confalonieri – ma chissà – non si sente tanto bene.