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    08/09/2006

    Mi hanno detto che

    Filed under: — JE6 @ 15:34

    Leggo che il fratello maggiore di tutti i blogger sta riscuotendo grande successo grazie all’apertura sul suo blog di una sezione pubblicità, nella quale non accetta inserzionisti, ma parla bene di prodotti che gli sono piaciuti.
    Pare che molti lettori siano entusiasti dell’iniziativa, dimostrando così che – parole del fratello maggiore – l’Italia deve essere un paese con gran parte dei cittadini sfiniti ed incattiviti dagli spot.
    Dispiace rompere l’idillio (1), ma vale forse la pena ricordare al fratello maggiore che anche questa forma di promozione, in apparenza completamente svincolata dalle logiche, dai voleri e dai budget degli uffici marketing, è in realtà guidata – sebbene con metodi e strumenti diversi da quelli del mass marketing – dagli stessi signori che il fratello maggiore considera come delle vere e proprie calamità sociali. Word-of-mouth, si chiama, ci fanno persino delle fiere – speriamo che il fratello maggiore non ci rimanga male.
    Mantellini, Punto Informatico, Womma.org

    (1) Falso Idillio, come si motiverà in seguito e visto che si tratta di materia bloggistica.

    14 Responses to “Mi hanno detto che”

    1. lester Says:

      Con tutto il rispetto per un’iniziativa simpatica ed anche utile, scrivere Pensa cosa accadrebbe se ogni blogger avesse una sezione pubblicitaria del genere. Le aziende farebbero a gara per produrre prodotti migliori e meno costosi invece che spendere miliardi in spot televisivi deficienti mi pare un filino ingenuo.

      Implica la convinzione che i blog possano modificare significativamente le idee e i comportamenti dell’opinione pubblica globale (del 99.6% degli Italiani che non hanno un blog, per intenderci), convinzione che è stata smentita tante di quelle volte che ormai abbiamo perso il conto.

    2. b.georg Says:

      un uomo un proverbio?

    3. massimo mantellini Says:

      io ne convengo ma mi piacerebbe sapere quando e’ successa questa cosa della smentita multipla (anche tenend conto del fatto che si tratta di una cosa in molto lento divenire)
      insomma finiamo da un assolutismo ad un altro…

    4. Gilgamesh Says:

      Ehm, pssst, Sir, corregga il refuso: è Word of mouth e non World, of course (di corsa)

    5. marco Says:

      Squonk, secondo me lei è equivoco quando dice che “anche questa forma di promozione è guidata da …”
      Ovvero, ha ragione quando dice che *in generale* il wom è usato *anche* dai tanto bistrattati pubblicitari, ma la frase sembra implicare che anche il wom usato del mante è da essi guidato, cosa non vera perchè lui se lo fa da solo e decide cosa pubblicizzare.

      A latere, ritengo anche io che il ‘pensa cosa accadrebbe …’ sia frutto di eccessivo entusiasmo. Le aziende sono (a ragione) per nulla interessate al 99.99% dei blogger, e per inciso il fatto non costituisce nè una critica alle aziende nè una diminutio dei blogger.

    6. Squonk Says:

      Marco, credevo che la generalità dell’argomentazione fosse chiara. Per il resto, riscrivo qui quello che ho messo nei commenti chez Mantellini: il Word-of-Mouth esiste da quando esiste l’uomo quindi nessuno ha inventato niente. Il viral marketing, di cui il w-o-m è una declinazione buona per fare un’altra fiera e pubblicare qualche altro libro, fa ormai parte integrante delle strategie di marketing di migliaia di aziende. Qualcuna di queste funziona pure. Le decine di persone che intasano plaudenti la mailbox di Massimo, con tutta evidenza, di marketing ne sanno poco – e questo, certo, li conserva in buona salute anche se li induce a entusiasmi piuttosto naive.

    7. massimo mantellini Says:

      non la vorrei far lunga (tanto sappiamo entrambi come la pensiamo al riguardo) ma la mia impressione Sergio e’ che piu’ che di entusiasmo si tratti di disperazione. E’ anche epr questo che secondo me hanno poco senso le valutazioni sulla fattibilita’ di simili improbabili progetti legati al passaparola….qualsiasi cosa diversa dall’attuale universo della comunicazione pubblicitaria e’ meglio.

    8. Squonk Says:

      Massimo, non penso e non voglio convincerti di qualcosa di cui non sono pienamente convinto nemmeno io. Ma sono certo che a) la quantità di “disperati” sia largamente minoritaria e che b) spesso la “disperazione” è il prodotto (anche) dell’ignoranza, intesa come mancanza di conoscenza e di analisi. La gggente non ha sempre ragione.

    9. [mini]marketing Says:

      comunque secondo me qualcosa che non è pagato e non è deciso da un’azienda, non è pubblicità gratuita. E’ una recensione spontanea e disinteressata piazzata su di un post permanentemente in home page. Non so, non ci vedo il casus belli (si dirà cosi’?)

    10. AdRiX Says:

      Sapeste che bello vedervi dibattere accanitamente su un argomento del quale non mi importa un fico secco. Vi voglio bene.

    11. marco Says:

      Squonk, la questione qui non è tanto lo strumento che viene usato, ma chi lo maneggia. Forzandola un po’ (non mi si offenda), la sua obiezione mi sembra quella di un poliziotto che vede un casseur sfasciare qualcosa con un bastone e gli dice ‘Hey, noi è aaanni che usiamo il manganello. Anzi, a dire il vero, lo abbiamo inventato noi’.

    12. Squonk Says:

      Non ci siamo capiti. La cosa che a me interessa è sottolineare che il w-o-m è molto spesso eterodiretto anche se non ce ne accorgiamo – il che lo fa risultare molto meno rivoluzionario, ne converrà.

    13. marco Says:

      ok, adesso ci siamo capiti meglio.

    14. .commEurope » Blog Archive » Pubblicità vs. Passaparola vs. Blog vs. The next thing Says:

      […] Anche i blogger europei con maggiore esperienza cadranno nelle spire dei pubblicitari che tanto criticano: nel momento in cui iniziano a parlare di prodotti sui propri spazi personali, comunque favoriscono un’azienda o, criticandola, offrono un vantaggio ai concorrenti. Può essere che la tesi che la pubblicità tradizionale sa superata abbia un fondo di leggittimità: ma The next thing, il nuovo modo di comunicare al pubblico le novità e le qualità dei propri prodotti, deve ancora arrivare. Nel frattempo, in fin dei conti, siamo ancora fermi ai metodi di un secolo fa. […]

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