Da queste parti non si sono mai nascosti l’amore per l’estero, per ciò che sta oltre confine, e l’invidiosa ammirazione per risultati concreti e atteggiamenti personali che si toccano con mano incontrando americani e tedeschi, spagnoli e sloveni, lettoni e portoghesi.
Questa ammirazione è, appunto, invidiosa: perchè si nutre della spiacevole sensazione di spreco che prende allo stomaco nel vivere quotidianamente in questo paese: spreco di noi stessi, delle nostre capacità. della nostra intelligenza, delle nostre risorse. E’ una sensazione che porta a dire, per contrappasso, che l’erba del vicino è certamente più verde: e a dirlo con ancora maggiore convinzione; ma anche con minore lucidità.
Perchè lo sappiamo che ognuno ha i suoi guai. Sarkozy si arrende ai tassisti nè più nè meno come Bersani e Veltroni; i belgi ci impiegano sei mesi – sei – per fare un governo; i laburisti inglesi convivono con lo scandalo dei peerages venduti agli amici e agli amici degli amici – una cosa di fronte alla quale l’occupazione militare della sanità campana fatta dai mastelliani è un giochetto da educande. E potremmo andare avanti di questo passo, a lungo, se avessimo tempo e voglia.
Io provo sempre un imbarazzo fortissimo nel dover parlare della politica italiana quando sono all’estero: mi vergogno, sinceramente. Ma vedo che anche gli altri hanno il mio stesso atteggiamento, con pochissime eccezioni – quelle, appunto, che confermano la regola. Sarà che è facile parlare male dei politici e della politica, non so. Ma è così, credetemi. Ed è pensando a questo imbarazzo, a questo fastidio, a questa repulsione che a me pare di avvertire a quasi ogni latitudine che sento un fastidio crescente per il modo – come si dice: provinciale? ecco – in cui moltissimi seguono eventi anche importanti come le primarie americane. Per Barack Obama c’è più entusiasmo a Milano che a Chicago, e si arriva a sostenere una sciocchezza imbarazzante come quella secondo la quale la politica americana è meno dipendente dalla televisione di quanto non sia quella italiana solo perchè non ne possiamo più di Vespa e Mentana e Floris (e praticamente chiunque altro). Cerchiamo in casa altrui ciò che crediamo di non avere e non poter avere in casa nostra: senza sapere o, peggio, senza voler vedere che gli altri fanno lo stesso. E facendo la figura degli adolescenti capricciosi: che forse è proprio quello che siamo.