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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    25/02/2008

    Greetings from Bordeaux – 5. Piedi nell’acqua

    Filed under: — JE6 @ 23:00

    Ritorno verso l’albergo, dove mi aspetta una compagnia che pare presa di peso da una barzelletta – una di Philadelphia, uno di Dublino, due di San Diego, uno di un luogo imprecisato del Belgio e uno di Bordeaux. Noto uno strano riflesso del sole su quello che dovrebbe essere selciato, e mi rendo conto che si tratta di acqua. Lo chiamano Miroir d’eau des quais, ed è una specie di vasca profonda pochi centimetri, cinque o sei, lunga una cinquantina di metri e larga forse quindici, piazzata esattamente di fronte a quello che sembra essere il palazzo più importante di tutta la città, e forse lo è, dato che è il palazzo della Borsa. Saranno i quasi venticinque gradi che ci fanno stare tutti in maglietta, ma c’è un bel po’ di gente che non fa altro che togliersi scarpe e calze, le lascia ai bordi della vasca – come si fa per entrare in una moschea, mi viene in mente: chissà perchè -, si rimbocca, se li ha, i pantaloni e poi entra e si fa una passeggiata. Una ragazza tiene per mano un bambino che avrà forse due anni; due bambine partono dal centro e raggiungono uno dei quattro angoli in un susseguirsi di ruote che le porta a bagnarsi piedi, mani e anche capelli. Pochi minuti fa mi sono messe nelle orecchie le cuffie dell’iPod, stanno passando i REM che cantano “Bad Day”.

    Greetings from Bordeaux – 4. La piazzetta ovale

    Filed under: — JE6 @ 22:44

    Tengo la cartina in tasca, ma non la guardo. E’ difficile perdersi in una città come questa, con il fiume e tre o quattro campanili che ti fanno da costante punto di riferimento. Così mi posso permettere di deragliare rispetto al viale principale, sapendo che mi basterà tenere la sinistra per arrivare comunque al Jardin Public: e come quasi sempre mi capita, ho la fortuna di finire in un luogo tanto bello quanto inatteso. E’ una piazzetta di forma ovale, Place Mitchell. Due alberi fioriti che svettano dal selciato, e una decina di sedie di un metallo al quale non so dare nome ma che sembra risalire agli anni Venti. Siamo molto vicini al centro, e a non più di duecento metri dalla chilometrica passeggiata lungo il fiume, costantemente affollata di skaters, di podisti e di sfaccendati: eppure c’è un silenzio quasi totale; sembra di stare in un paesino, da un portone esce la donna con il seno più grande che io abbia mai visto, passano due adolescenti in bicicletta. Mi siedo. Per dieci minuti non passa nessuno. Mi chiedo quando è stata l’ultima volta che mi sono trovato in un posto paragonabile a questo, e non mi viene in mente.

    Greetings from Bordeaux – 3. Rue Sainte Catherine

    Filed under: — JE6 @ 13:35

    Percorro questa lunga via pedonale che costeggia il centro di Bordeaux, in parallelo al lungo fiume. E’ piuttosto sporca, come la gran parte delle vie delle città francesi – Parigi in particolare – che mi è capitato di visitare in tempi recenti; sembra di camminare su una patina che viene dalla sedimentazione e stratificazione di birra, foglie di lattuga, escrementi di cani, inquinamento, sputi: un po’ come Bourbon Street a New Orleans alle quattro del mattino, per quel che può valere il paragone (e a Nawlins non ricordo nè cani nè inquinamento). Comunque, dato che non sono nato e cresciuto a Lucerna, non mi faccio troppi problemi, e ciondolo in attesa che mi venga abbastanza fame per andare a cena. Mi fermo a guardare una bambina orientale che si ammazza dalle risate scalando una grossa tartaruga di bronzo sotto gli occhi non meno divertiti della mamma. In una piccola traversa acciottolata e ingombra di cassonetti, nella quale entro per dare un’occhiata alla facciata di una chiesa che spicca nel buio, incontro una signora di età indefinibile, che indossa un basco con un fiore che più francese non si può. A pochi metri di distanza rimando indietro un piccolo pallone giallo ad un bambino che sta giocando da solo in attesa che il padre chiuda il negozio. Vedo un uomo portare un enorme mazzo di mimose, anche se non vedo nessun’altra indicazione che faccia pensare ad una festa della donna anticipata. Guardo una specie di fast food di specialità libanesi, che accompagna la bandiera con il cedro al tricolore francese. Vedo parecchie coppie miste. La pulizia non è tutto, in fondo.