Greetings from Leeds ’08 – 1. Luoghi comuni
La forza dei luoghi comuni è quasi invincibile: l’Inghilterra deve essere verde e piovosa, e fredda. Così, sorvolarla tutta dalla Manica al West Yorkshire incontrando giusto una manciata di nuvole è addirittura straniante; e là sotto di verde se ne vede tutto sommato abbastanza poco, meno di quanto ci si aspettava e si ricordava – e intervallato dal bianco dei pennacchi di fumo di cinque o sei centrali elettriche, chissà se nucleari o cos’altro.
Si atterra in aperta campagna, la stessa che si attraversa – lungo stradine dove due macchine devono rallentare e prendere la mira per non rischiare un frontale rovinoso – per arrivare in città. Che quella sì, è come la si ricordava: un mix di vecchi mattoni rossi e nuove vetrate a specchio, villette a un piano e grattacieli, piccoli giardini e gru. Julie è appena tornata dall’Australia e su due settimane ha avuto pioggia per quasi una, e Sarah dice che quest’anno hanno avuto giusto un paio di giorni di neve. Però, appunto, la forza dei luoghi comuni è quella che si diceva, e mi fermo per un paio di minuti davanti alle grandi vetrate dell’ufficio nel quale mi trovo, quelle che danno verso il centro della città, a guardare il riflesso rosso del sole nelle finestre del palazzo di fronte, e a stupirmene.