Davanti al portone
L’uomo esce dal grande portone di vetro del palazzo di otto piani con il passo stanco di chi ha avuto una giornata faticosa, o una discussione sfinente. Si passa una mano tra i capelli lunghi, e senza motivo si ricorda di quando, vent’anni prima, portava anche la barba, e i capelli erano ancora più lunghi, ed era più magro, e tutti gli davano trent’anni e lui sorrideva e diceva cambia la prima cifra. Si ferma in mezzo al marciapiede, tira un lungo sospiro, fa passare gli occhi sugli scooter parcheggiati, sull’insegna del ristorante che sta sul lato opposto della via, sui manifesti elettorali, li guarda ma non li vede, li vede ma non li guarda. Mentre si avvia verso la macchina, che come sempre ha parcheggiato in divieto di sosta là, dopo l’incrocio, incrocia un altro uomo che sta terminando una telefonata, lo sente dire sono qui sotto, aprimi. Lo segue con lo sguardo, lo vede schiacciare un pulsante del citofono, lo guarda entrare nello stesso portone dal quale lui è uscito solo un paio di minuti prima. Si ferma, riprende a camminare, si ferma nuovamente. Si porta verso un albero, uno di questi alberi di città che vengono fuori dall’asfalto, con le radici che sembrano vene varicose, e vi si appoggia con le spalle, accendendo una sigaretta. Dopo un tempo indefinito, durante il quale sul marciapiede sono passati cani in libera uscita e impiegati che hanno fatto tardi in ufficio e lui ha finito le sigarette senza mai staccare le spalle dal tronco pietroso dell’albero, l’uomo che ha incrociato esce dal grande portone di vetro. Lo guarda estrarre il telefono dal taschino della giacca, e subito rimettervelo, alzando la testa. I due uomini incrociano lo sguardo, uno fermo con le gambe ormai intorpidite e l’altro che cammina lento andandogli incontro. L’uomo più anziano getta il mozzicone della sigaretta e lo spegne col piede, raddrizza le spalle e dice buonasera, l’uomo più giovane risponde buonasera e si ferma e si capisce che non sa dove mettere le mani, spingerle nelle tasche gli pare maleducato e non ha una borsa o uno zaino al quale aggrapparsi. L’uomo anziano fa un mezzo sorriso, poi dice non ci conosciamo ma penso che dovrei offrirle un caffè se non ha fretta, l’uomo più giovane restituisce il mezzo sorriso e risponde no, non ho fretta, in fondo ci conosciamo bene, è da tanto tempo che la aspetto.