Deflated
Ho scritto e mi hanno pubblicato un libro che parla di come una guerra continua a produrre effetti sulla vita delle persone comuni a trent’anni dalla sua fine ufficiale. Sono stato cinque volte in Ucraina al seguito di missioni umanitarie e conto (temo) che ce ne sarà almeno una sesta, e quel paese sta dentro la mia vita non solo per motivi politici o sociali o legati a grandi principi ma perché ci vivono persone amiche. Come tanti, ho fatto quel che mi era possibile – soldi, partecipazione, informazione – per Gaza, sentendo l’anima stringersi a ogni immagine che da lì arrivava.
L’altroieri ho parlato con un’amica con la quale abbiamo condiviso giorni di accoglienza al termine della rotta balcanica e poco fa ho letto le ultime dal Darfur e, semplicemente, mi sono sgonfiato. Deflated, come scrive Elizabeth Strout descrivendo l’anima di Lucy Barton che – letteralmente – si sgonfia dopo che un uomo con il quale ha una relazione ha detto due parole sventate e perciò profondamente vere. Deflated come quando ti guardi dentro e non trovi più una stilla di energia, perché tutto ti sembra troppo, perché non puoi avere cuore e tempo e risorse per tutte le brutture per le quali vorresti fare qualcosa. Deflated, e non so cosa farci.