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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    31/03/2004

    Si potrebbe dire outing

    Filed under: — JE6 @ 11:10

    Prendo spunto da questo post di Lupus per dirlo: a me, i Beatles hanno sempre provocato crescita di muschi e licheni sull’intera superficie corporea.

    Farmacia notturna

    Filed under: — JE6 @ 09:30

    Quanti ne ha visti, la farmacista.
    A quanti ha dato l’ultima confezione di Muscoril insieme all’ultima siringa, a quanti ha detto “questa mi sembra la fotocopia di una ricetta, non l’originale”, quante volte si è sentita colpevole ed impotente.
    Un tempo – era giovane ed alle prime armi – sentiva la paura salirle nello stomaco e riempirle la bocca di un sapore agro e schifoso, quando entravano quei ragazzi nei loro piumini sporchi.
    Poi, per un po’, si trovò a provare compassione, la pena di una sorella, o di un’amica, di fronte ai cocci delle vite che le si presentavano davanti.
    Adesso – è passato tanto, forse troppo tempo – non sente più nulla. Richiama con voce atona il ragazzo farfugliante che esce dimenticandosi di prendere il resto; venticinque centesimi che gli serviranno per un altro laccio, se ne avrà l’occasione. Poi, la farmacista gira la testa, e passa al prossimo cliente.

    30/03/2004

    Investi nel mattone

    Filed under: — JE6 @ 08:11

    L’investimento immobiliare non tradisce mai. A meno che i carabinieri non vengano ad alzarti i mattoni del pavimento.
    Repubblica.it

    Il Roby

    Filed under: — JE6 @ 07:44

    Non sta simpatico a nessuno, il Roby.
    Perchè è giovane, perchè è bravo, perchè è molto bravo, perchè è un insopportabile sbruffone.
    Non parla milanese, e figurati, ha venticinque anni ed è di origine pugliese. Tira di stecca da quando aveva tredici o quattordici anni, ed ha passato sul tavolo molte più ore di quante ne abbia spese sui libri di scuola.
    Degli anziani se ne frega, per lui sono solo avversari, ai quali far pagare il biliardo e l’inevitabile saccenteria dell’età. Li prende in giro, a volte, quando mancano una biglia, quando rimangono scoperti per un giro e messa da otto punti, quando fanno fatica ad allungarsi sul panno verde per l’artrosi e la pancia. Loro lo odiano, ma non puoi rifiutare ad uno bravo – il più bravo del locale, e su questo non c’è dubbio – di giocare sul tavolo che vuole, dopo aver aspettato il suo turno.
    A volte gli capita di perdere. Capita a tutti, in fondo. E lui non si lamenta, non dice che è colpa del puntale vecchio, del gesso scadente, dell’umido, del caldo, delle stelle contrarie. Non concede soddisfazione, non ammette che l’altro è stato più bravo, una volta tanto. Se la prende silenziosamente con se stesso, poi gonfia il petto di quel corpo tozzo che si ritrova, se può si fa dare subito la rivincita, altrimenti attende tra una birra ed una sigaretta di rimettersi davanti alle biglie, e di farle girare come qui dentro sa fare solo lui, l’unico che si sia mai visto tirare tre volte di fila un sette sponde a marcare punti.
    Torna a vincere, allora, il Roby, che non ha amici ma solo gente di ogni età che gli sorride a denti stretti perchè è comodo vivere di luce riflessa. Alla fine della giornata, gli rimane sulle dita una patina di gesso, di saponaria e di fumo, e nell’anima l’amaro gusto della vittoria senza festa, come il patriarca di un romanzo che non ha mai letto. Con quello torna a casa, aspettando un altro domani senza allegria.

    29/03/2004

    Fuori dal post

    Filed under: — JE6 @ 13:16

    Mi sta capitando, con una certa frequenza, di usare il blog come strumento introduttivo allo scambio di e-mail.
    E’ un po’ macchinoso, in effetti. Ma certi messaggi, che non avrebbero mai la possibilità di esprimersi in forma di post, me li tengo come piccole perle della mia collezione privata. Come direbbe qualcuno, son cose.

    Le nuvole su un amore

    Filed under: — JE6 @ 13:05

    Anche questa passerà come altre e, a breve, nessuno ne parlerà più.
    Si tornerà a ridere, giocare, piangere, scopare, uccidersi, farsi male, guardare, ascoltare.
    La chiamiamo vita ma lascia un tanfo che a volte non va più via.

    Quarky

    Meno tasse?

    Filed under: — JE6 @ 09:04

    Qualche nota a margine dell’ennesimo annuncio di riduzione delle tasse da parte del Cavalier Banana:
    1. Le finanze pubbliche, al momento, sembrano reggere solo grazie a misure straordinarie come i condoni; questo significa che la fiscalità ordinaria, con le attuali aliquote, non fornisce denaro sufficiente a far quadrare i conti. A logica, almeno nel breve periodo, una riduzione dell’imposizione fiscale non farebbe altro che peggiorare la situazione.
    2. La riduzione delle imposte ha, di norma, due obiettivi: l’aumento della quantità di denaro disponibile per i consumi e l’aumento della quantità di denaro disponibile per gli investimenti. Si può supporre che il primo obiettivo venga raggiunto, ma che si riesca a conseguire anche il secondo è ampiamente da dimostrare, dato che in situazioni di incertezza i potenziali investitori possono decidere di tenere i soldi al sicuro e non esporli ai rischi di un investimento imprenditoriale.
    3. La riduzione dell’imposizione comporta una riduzione del gettito, nel breve termine. Questa, a sua volta, comporta la riduzione delle risorse disponibili per l’erogazione dei servizi pubblici. A questo punto, le alternative possibili sono: a) i cittadini godono di minori servizi, in termini di quantità e/o qualità; b) i cittadini, per godere della stessa quantità e/o qualità di servizi, spendono presso il settore privato almeno la stessa quantità di denaro che la riduzione delle imposte ha messo a loro disposizione; c) per assicurare la stessa quantità e/o qualità di servizi pubblici, aumenta l’imposizione da parte dei soggetti locali (comuni, province, regioni) in modo da compensare il minor flusso di trasferimenti dalle casse centrali a quelle periferiche.

    27/03/2004

    Formiche

    Filed under: — JE6 @ 22:12

    Pare impossibile, ma anche nei centri commerciali ci sono zone franche, tranquille, piccole oasi di silenzio, nelle quali fermarsi non per riposare, ma piuttosto per guardare il mondo mentre si dedica ad acquistare qualunque cosa il Mercato metta a disposizione.
    E’ un’esperienza emozionante, soprattutto se si pensa che è come guardarsi allo specchio, moltiplicato per qualche migliaio di volte.
    Oggi ero lì, a godermi cinque minuti di relax in attesa che mia figlia sbrigasse la pratica di cavalcare un elefante rosa. C’erano tutti: i sedicenni ispidi, le cinquantenni grasse, i siciliani in gita di famiglia, i bauscia con le scarpe grosse, i bimbi impauriti, le ragazzine con l’ombelico scoperto, gli ex-yuppies con la cravatta arancione, le mamme che tra un’ora si va a catechismo, le nonne piegate dall’artrosi, i nonni che vorrebbero essere al bar invece che a spingere un carrello colmo di acquaprimula.
    C’erano proprio tutti, sì. E tutti, in cuor loro, convinti di essere degli individui con un tocco di particolarità, capaci di essere unici nel pensiero e nelle azioni, fieri difensori dell’Io.
    C’erano proprio tutti, sì. E tutti a seguire gli itinerari tracciati sul pavimento con piastrelle di diverso colore, tutti in fila ad entrare ed uscire dagli stessi negozi, tutti a bere lo stesso caffè, tutti a mangiare lo stesso gusto di gelato, tutti a comprare un pacchetto di chewing-gum mentre fanno la coda alla cassa della coop, tutti a guardare le stesse scarpe rosa e le stesse maglie verde mela, tutti a mangiare la stessa pizza al trancio. Tutti. Il paradiso terrestre dell’uomo del mass marketing.
    C’erano proprio tutti, sì. C’ero anch’io.

    26/03/2004

    La piazza

    Filed under: — JE6 @ 16:23

    Se ormai non conoscessi bene il soggetto, e la sua sovrannaturale capacità di dire tutto ed il contrario di tutto (convincendo ogni volta milioni di persone) in un periodo di tempo compreso tra i dieci minuti e la settimana, credo che proverei un certo smarrimento nel leggere che il nostro Presidente del Consiglio sostiene che “non ci si può piegare alle azioni di piazza“.
    Non che il concetto sia sbagliato, sia chiaro. Anzi.
    In fondo, il suo ruolo comporta onori ed oneri, e tra questi quello del dover prendere decisioni anche a dispetto della cosiddetta pubblica opinione, se ritenute giuste e necessarie.
    Se si comportasse sempre così, il PdC godrebbe – per quel poco che conta – del mio rispetto. Ma raramente si è visto un uomo politico così prono ai sondaggi, così attento a fare esattamente quello che vuole la piazza, se ciò non contrasta con i suoi personali e non trascurabili interessi. E allora, ecco, leggo; e poi penso che ne ha detta un’altra delle sue. Fosse il bauscia di un bar brianzolo, poco male; ma è il Presidente del Consiglio (PdC), e allora le cose cambiano un po’.

    C’è da scrivere un libro

    Filed under: — JE6 @ 14:19

    Squonk S., Is Not-Value a Value? And above all, who cares? Fundamentals and Practice of Blog Marketing for Poetic and Confused Personalities. New York, Drew&Barrymore, 2004.
    Sodali, si fa? Come dice la maestrina, se ci dedichiamo un’oretta a testa, lo scriviamo davvero e ce lo pubblicano pure.
    Zittialcinema