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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    31/01/2008

    Sbrighiamoci, però

    Filed under: — JE6 @ 17:38

    Bene, allora visto che, destra o sinistra, fotterci ci fottono, perché non prenderci almeno una fetta della torta? La soglia di sbarramento per accedere ai rimborsi elettorali è dell’1%, circa 380 mila voti alla Camera e 340 mila al Senato. Prendiamo i primi cento su BlogBabel alla cazzo di cane, li candidiamo e tutta la blogosfera italiana converge a votali. A fronte di una spesa quasi nulla (a metterci un centesimo a testa sarebbe comunque il doppio dei fondi che aveva il Partito dei Pensionati), se raggiungessimo l’1% incasseremmo 5 milioni di euro. Certo, con dieci euro a testa non ci si fa un cazzo. Ma son sempre 5 milioni di euro in meno alla Casta.
    Qui si occupa la posizione numero 96, quindi se il Partito s’ha da fare, che si faccia in fretta.
    Fratelli d’Italia

    Istinto di sopravvivenza

    Filed under: — JE6 @ 14:31

    Non è affascinante il numero di nuovi sostenitori che il referendum elettorale incontra sulla sua strada?
    Corriere.it

    A sproposito

    Filed under: — JE6 @ 11:44

    Qui si sono già espressi dubbi e perplessità sul cattivo uso che si fa del termine rivoluzione in questo paese. Che se ne parli riferendosi al Festival di Sanremo mi pare l’ennesima conferma del malvezzo.
    Il Tempo

    30/01/2008

    Greetings from Madrid ‘08 – 6. Questione di gusti

    Filed under: — JE6 @ 13:21

    In attesa di imbarcarmi cerco di pensare a qualcosa di alimentare che mi dia più soddisfazione di un bocadillo con chorrizo accompagnato da una cerveza fria. Non mi viene nulla (forse la pazzesca brodaglia a base di pesce servita dentro una ciotola di pane mangiata a San Francisco, ma è una lotta dura).

    Greetings from Madrid ‘08 – 5. Ssshhh

    Filed under: — JE6 @ 13:05

    Linea 10 della metropolitana, quella che da Nuevos Ministerios porta alla fiera prima e all’aeroporto poi. Stracolma di viaggiatori, ma soprattutto di espositori e visitatori della fiera – oggi ce n’è una grossa di turismo.
    Vedo che c’è segnale telefonico, così mi guardo in giro e mi rendo conto – senza alcuna sorpresa – che parlano quasi tutti, ma tra di loro: e il telefono lo sta usando una sola persona, vicina a me, a voce bassa e con la mano a coprire bocca e telefono.

    Greetings from Madrid ’08 – 4. Senza fare una piega

    Filed under: — JE6 @ 00:49

    Non so se come contrappasso alla scena boccaccesca del pomeriggio, questa è la prima volta che faccio veramente attenzione agli straordinari negozi di arte sacra che si trovano nei dintorni di Plaza Mayor: teorie di statue di ogni dimensione, la Virgen del Carmen e il Cristo de los Milagros, un tronco di cono che comprendo essere usato nella Settimana Santa ma del quale mi sfugge l’utilizzo, cordoni, rosari, icone, calici. Uno di questi negozi, in Calle de Posta, ha le vetrine affiancate a quelle di una rivendita di pigiami e intimo, così il Cristo dei miracoli resta spalla a spalla con un manichino che indossa reggiseno e coulotte e non fa una piega – d’altra parte pare che a scandalizzarsi siano gli uomini di chiesa, ma il Nazzareno frequentava prostitute e pubblicani ed era così che dimostrava di essere figlio di Dio.
    [Poi sono entrato nella chiesa di San Jeronimo el Real, alle spalle del Prado, e ho visto una clamorosa piccola cappella dedicata alla Hermanidad de Nuestro Padre Jesus de la Salud y Maria Santisima de las Angustias, con delle statue prese di peso dal barocco siciliano che non si sa se danno più inquietudine o allegria con quei colori carichi e quelle espressioni spiritate: mi chiedo cosa devono essere la Quaresima o il Venerdì Santo, da queste parti]

    Greetings from Madrid ’08 – 3. Il dottore del suono

    Filed under: — JE6 @ 00:37

    Io amo praticamente qualunque zona di questa città, anche il sobborgo di Las Rozas dove sono stato questo pomeriggio a parlare con una signora di Liverpool che mi ha detto “your english is excellent, but my italian is even better – when I’m drunk” – o quello di Tres Cantos dove andavo a trovare il mio vecchio capo e la mia amata collega Marìa Jesus. Però c’è questo gruppo di vie, giusto una manciata, che stanno tra il Palacio Real, il teatro dell’Opera e Calle Mayor: dove trovi i posti per mangiare tapas, e negozi di abbigliamento, centri culturali, chiese – e una serie di negozi, tutti abbastanza piccoli, di strumenti musicali, immagino per la vicinanza al tempio del bel canto.
    Questo pomeriggio mi sono fermato davanti alle vetrine di Mundimusica, in Calle de Santiago. E la cosa fantastica non era la parata di strumenti, ma questo signore sulla cinquantina abbondante, alto, con un grembiule azzurro e gli occhiali e non so quale aggeggio in mano, impegnato a riparare un trombone – lo faceva con cura, come un orologiaio o un intagliatore di pietre preziose, senza prestare la minima attenzione a chi, dall’altra parte del vetro, lo fissava come si può fare con una bestia rara. Un cartello dice che quel negozio è stato nominato “artigiano tradizionale di Madrid”, ed è bello pensare che ne esistano ancora (ed è triste pensare che, probabilmente, ne rimangono troppo pochi).

    29/01/2008

    Greetings from Madrid ’08 – 2. L’intruso

    Filed under: — JE6 @ 17:03

    Sono entrato nella camera di albergo assegnatami dal gentile e simpatico Cristiano. Ho infilato la card nella fessura, la porta si è aperta, ho fatto un passo all’interno e ho trovato due giovincelli impegnati a copulare. Ostentando calma olimpica ho detto “I’m sorry” e sono andato a farmi cambiare la camera. Questa dalla quale scrivo è vuota (ma adesso guardo sotto il letto e dentro l’armadio, non si sa mai).

    Greetings from Madrid ’08 – 1. Arrivo

    Filed under: — JE6 @ 16:58

    Mentre passiamo sopra le mesas di Tarragona ho tra le mani un libro di Riszard Kapuscinski; sulle pagine leggo le descrizioni della lussureggiante natura africana – le foreste del Congo, le spiagge del Dahomey (buon Dio, il Dahomey: non esiste più, credo, come la maggior parte degli stati raccontati in quel libro) – ma dal finestrino vedo questo sconfinato tavolo di terra rossiccia, che in alcuni punti diventa di un carminio strano, come di una pelle bianca scottata dal sole. L’aereo scende verso Barajas, e più si avvicina meglio si vedono le autostrade che tagliano l’altopiano pietroso come incisioni nel Das, e un incongruo fiumiciattolo che costeggia l’aeroporto. Percorriamo la pista, il tetto del terminal ricorda la parte superiore della bocca dei Rolling Stones, in lontananza si vedono quattro enormi grattacieli schizzare verso l’alto emergendo dalla terra piatta dell’altipiano. Chiudo il libro.

    Packed like lemmings into shiny metal boxes

    Filed under: — JE6 @ 10:05

    Più passa il tempo, più percorro tangenziali e autostrade, più cerco parcheggi, e più mi convinco che Synchronicity II è la canzone-simbolo di questo sciagurato inizio di millennio.
    Rockmagic